«Sente Napoli una parte del suo corpo, tiene in maniera forse troppo eccessiva a Napoli ed ai napoletani, faccio fatica a trovare un calciatore più attaccato alla maglia di Lorenzo». Chi lo ha detto? Vincenzo Pisacane, procuratore di Lorenzo Insigne, nel programma di un cabarettista napoletano il 7 dicembre. Meno di un mese fa. È lo stesso Lorenzo che quella maglia l'ha lasciata poche ore fa nello spogliatoio di Castel Volturno per correre a Roma, incontrare in un albergo del centro i rappresentanti del Toronto e brindare al milionario accordo che ne farà una stella del soccer americano. Il caso ha voluto che fosse lo stesso albergo, il St. Regis, in cui il 30 giugno 2021 De Laurentiis chiarì che nessun calciatore del Napoli era incedibile. E il primo ad andar via di fatto, a campionato in corso, è Insigne, il capitano, sicuramente non una bandiera.
Si sono consumati altri strappi tra il Napoli e i capitani della squadra nati a Napoli. Nel '78, ad esempio, Antonio Juliano, che aveva giocato dal 1962 in azzurro, firmò per il Bologna perché non aveva trovato l'acordo con il presidente Corrado Ferlaino e non aveva feeling con il giovane tecnico Gianni Di Marzio. Nel '93 Ciro Ferrara rifiutò la cessione alla Lazio, rimase ancora un anno e fece un giro di campo dopo la partita col Parma, applaudito da tutto il San Paolo, prima di firmare per la Juve. Nel 2013 Paolo Cannavaro venne messo alla porta da Rafa Benitez, degradato in favore di Marek Hamsik e pochi mesi dopo spedito al Sassuolo.
Nel calcio del business - ovviamente sempre nel rispetto delle regole - tutto può accadere. Ma Insigne e il suo agente ci risparmino la retorica quando spiegheranno le ragioni di questa separazione. Lui, ormai ex capitano, va al Toronto perché gli ha offerto uno stipendio base tre volte superiore a quello proposto da De Laurentiis per il rinnovo. D'altra parte, già nell'estate 2020 era chiaro a cosa aspirava Insigne: voleva essere il calciatore del Napoli con il contratto più alto e incassare più dei sei milioni di Koulibaly all'anno. Il cuore e la maglia non c'entrano affatto.