Napoli, il ricatto degli ultras con i bengala: «Accendiamoli all'80’ così arriva la multa»

Ipotesi estorsione, De Laurentiis sarà ascoltato in Procura

La protesta durante Napoli-Milan
La protesta durante Napoli-Milan
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Mercoledì 5 Aprile 2023, 23:00 - Ultimo agg. 7 Aprile, 11:00
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Un tam tam assordante un paio di ore prima del match di domenica: «All’ottantesimo, più o meno all’ottantesimo, accendiamo i bengala... E gli facciamo pigliare la multa...». Così è accaduto: con quei fuochi illegali che, in un’ottica criminale spicciola, significavano due cose: abbiamo il potere di far multare la società, di creare disturbo (al di là della sanzione da 3mila euro); e possiamo violare le regole imposte dal Viminale; possiamo in qualunque momento imporre la nostra logica su regolamenti e protocolli che vengono definiti al Viminale, per essere trasferiti alle prefetture e agli uffici tecnici che organizzano l’ordine pubblico in vista di manifestazioni sportive.

Parole destinate ad arricchire il fascicolo aperto dalla Procura di Napoli su quanto avvenuto domenica scorsa al Maradona, prima e durante lo scontro casalingo degli azzurri con i rossoneri. Violenza privata e estorsione le accuse che si punta a verificare, nel tentativo di dare una risposta a una domanda su tutte: la società Calcio Napoli è sotto ricatto? Esiste un pressing da parte di frange di sedicenti tifosi nei confronti del club azzurro? Domande su cui sono al lavoro i pm Valentino Battiloro, Stella Castaldo, Francesco De Falco, Danilo De Simone, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato, in relazione a uno scenario che va ben al di là rispetto allo sfregio consumato in curva B domenica scorsa.

Un’inchiesta decisamente più ampia, che passa al setaccio una serie di rivendicazioni nei confronti della società, che hanno fatto da detonatore al clima di odio registrato a Napoli pochi giorni fa. 

Diversi i punti sul tappeto: tessera del tifoso, fidelity card, ticket assegnati prima della vendita ufficiale, gestione di aree delle curve; ma anche un altro aspetto che si impone nell’agenda amministrativa della città e che investe i rapporti tra il calcio Napoli e i suoi supporters: parliamo della festa, della celebrazione ufficiale dello show che (si spera) merita una città campione di Italia dopo 33 anni di digiuno. Un’occasione destinata ad inasprire i rapporti di forza a Napoli tra tifo oltranzista (specie nella sua deriva criminale) e club azzurro. Da più parti - parliamo di social e media - c’è un mantra: «La piazza è nostra, Napoli siamo noi», a proposito della volontà delle istituzioni cittadine di allestire eventi diffusi in città, tra piazza Plebiscito (evento clou), altre location (si parla con insistenza di tour presidiati e di un palco a Scampia), e stadio Maradona: senza ovviamente tenere in alcuna considerazione frange di tifosi più o meno organizzati. Una decisione in linea con la politica di De Laurentiis che, in questi anni, ha sempre tenuto sullo sfondo le sigle di supporters più esagitati, anche nel tentativo di rimuovere sul nascere interessi poco chiari. 

 

Se ci sarà la festa - sembra di capire - sarà di popolo e immersiva, al riparo da capibastone e ricerche di consenso. Materia rovente in questi giorni, di cui si tornerà a discutere questa mattina nel corso del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che si terrà oggi a Palazzo di Governo. Attorno al tavolo del prefetto Claudio Palomba, sono attesi il sindaco Manfredi e lo stesso presidente De Laurentiis: si parlerà della opportunità di autorizzare la trasferta dei tifosi napoletani a Milano, in vista dell’andata dei quarti di finale di Champions; e ovviamente della necessità di riportare la calma a Napoli, organizzando una festa al riparo da colpi di coda violenti. 

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Una questione che non si esaurisce in Prefettura. Facile immaginare che questa storia finisca anche sul tavolo dei pm, alla luce dell’esigenza degli inquirenti di verificare l’ipotesi estorsiva. Napoli sotto ricatto? Una domanda che spinge gli inquirenti ad ascoltare il presidente De Laurentiis, ovviamente come persona informata dei fatti, alla luce della necessità di ricostruire retroscena ancora inediti. La versione del patron azzurro (che ha definito «delinquenti» i violenti di domenica scorsa) sarà decisiva per portare avanti il fascicolo. E la sua potrebbe non essere l’unica «sit» agli atti. Sempre seguendo una linea logica, la Procura potrebbe ascoltare - ribadiamo: come persona informata dei fatti - anche il sindaco Manfredi, che si è recentemente speso pubblicamente sulla questione festa di piazza. Lunedì mattina il primo cittadino ha doverosamente auspicato una festa aperta a tutti, nel tentativo di trovare una sintesi costruttiva in grado di rimuovere una pagina nera della recente cronaca cittadina, come auspicato ieri da tifosi organizzati in curva A intervenuti su Radio Marte. Anche al sindaco, inevitabile una domanda: esiste un pressing estorsivo contro le istituzioni cittadine per avere mani in pasta nella festa dei napoletani e dei tifosi veri?

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