Raspadori e l'attacco che non segna più: Jack sul banco degli imputati dopo Lazio-Napoli

L'ultimo gol in trasferta due mesi fa a Bergamo

Jack Raspadori tra Cataldi e Guendouzi
Jack Raspadori tra Cataldi e Guendouzi
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 29 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 30 Gennaio, 07:25
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La croce addosso a Jack. Facile, c'è lui là davanti a non vedere mai la porta, a non trovare mai una combinazione. Ma da quando c'è Mazzarri l'attacco stellare, quello per cui De Laurentiis ha speso milioni di euro, è andato in tilt. L'ultimo gol in trasferta degli azzurri in campionato con Walterone è arrivato proprio in occasione dell'esordio, a Bergamo, con l'Atalanta. Minuto 79, segna Elmas. E poi? Più nulla. La luce si è spenta, buio in sala. Tutto è svanito. Nessun gol alla Juventus, nessuno alla Roma e ancora la serie infernale prosegue con il Torino e ancora ieri. E in più l'aggravante: nessun tiro in porta. Perché quelli di Gaetano (d'esterno) e quello su punizione (a lato) di Zielinski non possono certo essere considerati dei pericoli. Almeno a Riad, nella finalissima con l'Inter, Kvara ci aveva provato a impensierire il portiere avversario. Ieri sera no, manco le briciole. Ed è normale che tocchi a Jack Raspadori finire sul banco degli imputati. Anche se più che il carnefice, lui è la vittima designata in questo momento. Mister 35 milioni è nato per il 4-3-3 e ieri con la Lazio ha fatto quello che poteva. Ma che non è una cosa che a lui piace. 

Zero a zero e tanti hurrà.

Il segnale del passo indietro è questa forma di grande soddisfazione per un punticino che sembra oro colato in attesa di Anguissa che è già in volo dall'Africa dopo l'eliminazione del suo Camerun. Dicono che era già successo col Milan (28 febbraio 2011) e con la Juventus (1 aprile 2012) di finire una partita di serie A senza manco un'occasione. Come se il calcio non fosse stato inventato con le porte, i pali, le linee dell'area di rigore, proprio per fare gol. Guarda caso, in quegli anni, in panchina c'era sempre Mazzarri a fare il condottiere. Ovvio, l'emergenza. Ma fa impressione che la macchina della grande bellezza si sia ridotta a elemosinare un tiro in porta. Per non dire un gol. Non segna fuori casa da Bergamo, Juventus, Roma, Torino e Lazio senza fare gol. L'ultima rete porta la firma di Elmas. In tutto sono 371 minuti senza uno straccio di «goool» urlato fuori casa. E Raspadori è il simbolo di questo cataclisma calcistico. È dal 4 novembre, dalla rete segnata nel derby con la Salernitana, che non va a segno. Con Mazzarri, in pratica, non è mai andato in rete. È in piena crisi, e ha scelto il momento peggiore: perché questo è l'anno dell'Europeo e sarà anche il pupilli di Spalletti ma non è semplice tenerlo in considerazione in queste condizioni. Anche ieri Jack ha corso. Ma lo ha fatto a vuoto. Con Politano che ha tentato di dargli una mano e Zielinski che ha girato a vuoto. Non è semplice per un attaccante vivere questo momento. Raspadori sembra in un limbo, in difficoltà. Tre mesi senza segnare, con le convocazioni che bussano alla porta e con le scelte che Mazzarri deve fare e che rischiano di isolarlo ancora di più. 

 

Con Garcia giocava sempre, da disposizione presidenziale. Perché per De Laurentiis doveva sempre essere usato, in qualsiasi ruolo. Anche se Jack vuole giocare là davanti, prima punta. Con Osimhen, quando la stella nigeriana tornerà, avrà difficoltà a trovare spazi. È in piena crisi, ovvio. Anche se non è colpa sua, non può essere colpa sua. Piccolino e scattante, la Lazio lo ha divorato là in difesa. Come da programma. Non c'era un piano B per sostenerlo ed è evidente che la solitudine del numero 9 qui all'Olimpico l'ha pagata a caro prezzo. Carissimo. Non si è tirato indietro, finché ha potuto ha provato a mettersi in evidenza. Ma anche l'Italia ha bisogno di un altro Raspadori, perché non può essere solo colpa del modulo se è ormai relegato a uno qualsiasi. Ed è un peccato. Una metamorfosi non da poco, perché tutti guardano al bomber di Bentivoglio come una specie di talismano. Forse, ha pagato anche l'esclusione dalle due gare di Supercoppa. Forse inizia anche ad accusare il colpo di sentieri scavalcato nelle gerarchia da Simeone. E ora con l'arrivo di Ngonge il timore che possa succedere ancora qualcosa d'altro. In ogni caso, bisogna recuperare il soldato Jack. E farlo velocemente. 

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