Benevento, nel plesso «Bosco Lucarelli» amiato rimosso: scocca l’ora dell’abbattimento

Per le strutture «Pellico» e «San Filippo» si punta sui nuovi bandi «Scuola viva»

La scuola media Bosco-Lucarelli di Benevento
La scuola media Bosco-Lucarelli di Benevento
di Paolo Bocchino
Venerdì 5 Aprile 2024, 07:34 - Ultimo agg. 08:13
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Va giù la vecchia «Bosco Lucarelli», mentre la «Silvio Pellico» e la «San Filippo» ritentano la strada del finanziamento. Scuole e cantieri, binomio sempre attuale. Ieri in commissione Lavori pubblici, l’assessore Mario Pasquariello ha fatto il punto rivelando le principali novità.

Il delegato municipale ha annunciato l’avvenuta conclusione delle attività di rimozione dei materiali contenenti amianto all’interno dell’edificio che dallo scorso novembre è interessato da lavori di abbattimento e ricostruzione finanziati con 7,6 milioni del Pnrr. L’eliminazione del pericoloso inquinante ha richiesto alcuni mesi. Si attende ad horas la notifica della certificazione di conformità dell’Asl per dare il via alle ruspe.

L’assessore ha parlato pertanto di «avvio imminente delle operazioni di abbattimento», probabilmente già nei primi giorni della prossima settimana.

Di fatto, si entra nella fase calda dell’importante intervento che rimetterà a nuovo il complesso con la costruzione di 21 aule su 3 livelli fuori terra. Prevista la realizzazione di un atrio centrale, uffici amministrativi, sala lettura, palestra e auditorium, e di un porticato esterno con area verde. L’edificio chiuso nel 2019 dopo verifiche sulla stabilità, sarà riconsegnato alla collettività nel corso del 2025. Citando il cronoprogramma dell’opera, Pasquariello ha indicato in 18 mesi il tempo di esecuzione, con timer scattato alla consegna nello scorso novembre e scadenza che cadrebbe nell’aprile del prossimo anno. Ma le complesse attività preliminari renderanno probabilmente necessaria l’estensione delle attività fino alla seconda metà del 2025. Potranno così fare ritorno nella destinazione originaria di via Gioberti i 240 alunni «dirottati» nel complesso di piazzale Catullo.

Stesso istituto comprensivo, il «Bosco Lucarelli» guidato da Domenico Zerella Venaglia, stessa ubicazione al rione Libertà, medesimo destino: chiusura forzata nel 2019 per riscontrate carenze strutturali. Anche la «Silvio Pellico» è alla ricerca di una nuova vita, chance che passa ancora una volta per l’abbattimento e la ricostruzione. Ma, a differenza della media «Bosco Lucarelli», per la primaria non sono ancora a disposizione i fondi necessari. Servono quasi 6 milioni per far rinascere la corposa struttura costruita negli anni ‘70. Per l’esattezza, 5.962.600 euro, come previsto dal progetto stilato nel 2020 da Palazzo Mosti. La strada giusta potrebbe essere rappresentata dalla nuova finestra del bando regionale «Scuola viva in cantiere» con scadenza fissata al 13 maggio.

Pasquariello, su sollecitazione della consigliera di Civico22 Giovanna Megna, ha annunciato in commissione che l’amministrazione si appresta a presentare istanza di finanziamento sulla scorta delle integrazioni concordate con la struttura regionale nelle scorse settimane. Accorgimento che dovrebbe consentire di ovviare ai rilievi mossi dalla commissione di valutazione nella precedente tornata del bando, conclusasi con la beffarda dichiarazione di ammissibilità della domanda e contestuale mancato finanziamento per esaurimento del plafond. Si spera possa risultare sufficiente questa volta il nuovo budget da 400 milioni messo sul piatto da Palazzo Santa Lucia. Pasquariello si è detto confidente circa l’accoglimento delle richieste. La ricostruzione permetterà il ritorno dei 110 alunni oggi frequentanti San Modesto.

Stesso tentativo anche per la «San Filippo». La popolosa scuola del Triggio accoglie 315 studenti della primaria e 175 della materna. Cinquecento alunni costretti in una struttura risalente agli anni Sessanta e pertanto fortemente carente, ancorché agibile. Con il bando «Scuola viva» si punta a ottenere i 3.028.975 euro previsti dal progetto di adeguamento sismico redatto dal Comune. Si agirà sugli 8 corpi di fabbrica del complesso di Port’Arsa, e in particolare sulla palestra chiusa da tempo e sui locali refettorio.

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