L'imprenditore sopravvissuto al raid:
«Se non avessi sparato, sarei morto»

L'imprenditore sopravvissuto al raid: «Se non avessi sparato, sarei morto»
di Mary Liguori
Domenica 28 Ottobre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 00:48
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«Ero per terra, accecato dai fari, non ho mirato prima di sparare e se non lo avessi fatto, se non avessi esploso quel colpo che credo abbia spaventato i ladri, forse ora sarei morto». Inizia così la ricostruzione dell’alba di terrore di Francolise dove, venerdì, l’imprenditore Mario C. è stato investito e quasi ucciso dai ladri che stavano portando via un autocarro dalla sua azienda. Mario ha riferito ai carabinieri di avere sentito dei rumori provenire dall’area parcheggio e di essersi precipitato a controllare dopo avere imbracciato il fucile. Un’arma che detiene regolarmente per la caccia. «Ho esploso una sola fucilata quando mi hanno messo sotto, non vedevo niente, non so se il pallettone ha colpito i ladri». 

Con la tibia e il perone fratturati, Mario è arrivato alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno l’altra mattina quasi contemporaneamente a un albanese di 33 anni scaricato davanti al Pronto soccorso con una ferita d’arma da fuoco al petto. Il ragazzo ora è al Cardarelli in prognosi riservata, ma non è in pericolo di vita.

Pochi i dubbi sul collegamento tra i due fatti, anche se l’albanese, dal canto suo, ha detto ai carabinieri di non essere in grado di riferire come si è procurato la ferita. Una versione indubbiamente poco credibile. 

A ogni modo, la Procura di Santa Maria Capua Vetere non si sbilancia ancora. Per definire il quadro e stabilire il capo d’imputazione definitivo servono i risultati dei sopralluoghi dei carabinieri del Ris che, venerdì, hanno ispezionato l’area in cui si sono consumati il furto e la sparatoria. Solo dopo che gli esami, anche balistici, avranno prodotto dei risultati, sarà possibile stabilire una ricostruzione certa per quanto è accaduto. Al vaglio ci sono delle tracce di Dna recuperate dai Ris che saranno confrontate con il Dna del 33enne albanese. 

Al momento i fascicoli sono due. L’imprenditore è indagato per tentato omicidio e porto abusivo d’armi, ma il capo potrebbe presto cambiare in eccesso di legittima difesa. Quanto all’albanese, l’accusa per lui è di rapina impropria e lesioni. Benché sostenga di non ricordare come e dove ha rimediato la fucilata, per i carabinieri ci sono pochi dubbi circa il suo coinvolgimento nell’assalto all’azienda di Francolise. 
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