«Il posto degli assenti» di Francesco Puccio al Capua il Luogo della Lingua festival

Una storia che incastra memorie e ricordi nel vuoto che lascia chi abbiamo amato e perduto

Francesco Puccio
Francesco Puccio
di Mariamichela Formisano
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 18:39
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«Il posto degli assenti» è il quinto romanzo di Francesco Puccio, ricercatore, autore e regista teatrale che ha incontrato il Circolo dei lettori di Capua e Mater bistrot - Cose d'Interni Libri nell'ambito degli appuntamenti targati Capua il Luogo della Lingua festival.

Ma quello degli assenti che posto è ?

«E' il posto che noi potremmo occupare se venisse a mancare qualcuno che abbiamo amato, è il posto di chi resta - ha risposto l'autore del libro edito dalla Marlin -.

Racconto la vicenda di un giovane scrittore di gialli, Teodoro, che si reca sull'isola greca di Cefalonia dove incontra ogni anno un bizzarro cantastorie, Petra, che sembra un antico aedo greco. E dall'ultima storia che racconterà prenderà vita il mio romanzo».

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Nella quarta di copertina del tuo libro lo scrittore Diego De Silva dice che tu racconti l’assenza ampliandola. Qual è il linguaggio che hai utilizzato per raccontare un vuoto?

«E' un romanzo che riflette sul tema della memoria e sul rapporto che noi abbiamo con i nostri ricordi, con i tasselli che fanno parte della nostra vita.

E' quindi un romanzo che si muove su diversi livelli attraverso i quali cerca di arrivare in profondità toccando corde vibranti, che sono quelle che appartengono alla nostra vita e che ci fanno ricordare che esistiamo».

Che evoluzione ha avuto il tuo stile con il tuo ultimo romanzo ?

«Questo è per me un romanzo di crescita, di maggiore consapevolezza dello strumento della scrittura. Le storie non sono soltanto di chi le racconta ma anche di chi le ascolta, ed io ho cercato di riflettere molto su questo:  partendo dal mio lavoro di ricercatore, studioso di cultura classica, di cultura greca, in particolare del teatro antico,  mi sono chiesto cosa significhi raccontare e ascoltare una storia in un mondo che corre, che va così di fretta».

Dalla letteratura classica a Capua, il luogo della lingua in virtù del Placito Capuano, primo documento scritto in volgare: di che salute gode oggi la nostra lingua, il nostro linguaggio?

«Oggi è assalito da neologismi, da neoformazioni, da un parlare rapido, a volte laconico. Noi invece dobbiamo conservare la bellezza della nostra lingua e l’importanza della parola lenta. Il linguaggio dei social spesso abbrevia, e anche l’uso di WhatsApp ci spinge a non considerare la punteggiatura, a scrivere frasi che non seguono un andamento. Invece l’importanza della lettura e della letteratura è proprio quella di recuperare la parola, non soltanto per il piacere di leggere un bel libro o di  ascoltare una bella parola, ma per l’importanza che la parola stessa ha».

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