Stellantis più francese, Psa può salire del 2,5% nell'azionariato. L'Eliseo ha il 6,2%

Con l’Eliseo (6,2%) il costruttore è in grado di superare Exor e metterla ai margini

Stellantis più francese, Psa può salire del 2,5% nell'azionariato
Stellantis più francese, Psa può salire del 2,5% nell'azionariato
di Umberto Mancini
Lunedì 4 Marzo 2024, 00:02 - Ultimo agg. 5 Marzo, 19:59
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Stellantis può diventare ancora più francese, orientando così interessi e strategie nella direzione indicata dal governo di Parigi. Lo prevede il patto parasociale siglato da Fca e Psa dopo la fusione dei due gruppi che ha dato vita al colosso Stellantis nel 2021. Patto che non risulta essere stato modificato e che ora, a tre anni dal matrimonio, consente di modificare i rapporti di forza interni. Per la verità già adesso il rapporto non è equilibrato, tant’è che l’ultima parola nelle scelte decisive, quella dell’ad Carlos Tavares indicato proprio da Parigi, non è mai stata messa in discussione da Torino. E che, come noto, la strategia complessiva viene delineata oltre confine, come dimostra il calo di produzione di auto in Italia nonostante le recenti promesse di un imminente ribilanciamento. 

I paletti

Ma al di là dei riscontri oggettivi, a rafforzare la presa c’è anche la possibilità, prevista dagli accordi riservati, per Psa di incrementare la quota del 2,5%. Una opzione non prevista per Exor che, con il 14,2%, è invece bloccata su questa soglia. 
In linea teorica quindi la famiglia Peugeot può arrivare dal 7,1% attuale al 9,6, ovviamente sborsando un bel po’ di quattrini. Lo Stato francese (6,2%) non ha questa opzione, anche se quando fu discusso il patto, l’idea di aumentare la quota fu messa sul tavolo e poi accantonata proprio in virtù di un rapporto di forza che si era andato consolidando. 
Di certo nel patto è scritto nero su bianco che Exor che fa capo agli Agnelli-Elkann e la famiglia Peugeot «confermano il loro impegno nel lungo periodo come soci di riferimento del gruppo Stellantis e siglano tra loro un accordo di consultazione volto a garantire sostegno e stabilità al nuovo colosso dell’auto».
Negli accordi di fusione tra Fca e Psa lo Stato francese era l’unico autorizzato a vendere il 2,5% delle azioni della casa automobilistica, ma tale vendita non è mai stata effettuata. Anzi, la posizione è ora più forte rispetto a tre anni fa. Anche perché Macron punta alla leadership nel settore auto in Europa. Tant’è che pensa ad una integrazione con Renault per conquistare la supremazia continentale. 
Il momento attuale è quindi cruciale per la storia di Stellantis perché si è aperta la finestra del “liberi tutti” nel libro soci. Questo avviene esattamente tre anni dopo la quotazione del gigante automobilistico nato dalla fusione tra Fca e Psa, poiché è scaduto il vincolo di lock up firmato dalla holding della famiglia Agnelli Exor, dalla famiglia Peugeot. 
Sulla carta il patto parasociale è un accordo “leggero”, che non vincola il voto dei partecipanti, ma si limita a regolarne «un confronto costruttivo».

Nella sostanza le due dinastie, al di là delle diverse sensibilità, ribadiscono solo il reciproco impegno a far crescere l’azienda e a farlo come soci di riferimento di lungo periodo in continuità con quel ruolo, ricoperto separatamente per oltre un secolo, dalla famiglia francese in Peugeot (poi divenuta Psa), e dalla dinastia italiana in Fiat (trasformata nel tempo in Fca). 

Le mosse

L’intesa, si legge, «intende promuovere il libero scambio di prospettive ma non prevede alcun obbligo relativo all’esercizio dei diritti di voto, né alcuna azione coordinata in merito ai rispettivi diritti e obblighi quali azionisti di Stellantis». Insomma Exor e Peugeot 1810, restano liberi di esercitare i loro diritti di voto in Stellantis in modo autonomo e indipendente, a loro discrezion. Ma come si comporteranno quando si tratterà di scegliere su quali poli produttivi puntare? A parole Tavares ha detto che i siti italiani avranno un futuro assicurato e che Mirafiori e Pomigliano non rischiano un ridimensionamento. Allo stesso tempo però la produzione del gruppo si è lentamente spostata verso l’Europa dell’est, la Spagna e la Africa. Il futuro è legato alla strategia che verrà indicata dai soci forti, con Parigi che preme per creare un campione europeo del settore.

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