Gianturco, lo sgombero dei ponti della metro dura meno di tre giorni: «La baraccopoli è ritornata»

Il Comune era intervenuto per sgomberare i senza fissa dimora

I ponti della Metro
I ponti della Metro
di Antonio Folle
Mercoledì 11 Ottobre 2023, 19:33
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Tre giorni. Poco meno di 72 ore. Tanto è durato lo sgombero della baraccopoli di senzatetto che si era formata sotto uno dei ponti della metropolitana a via Gianturco, nella zona orientale della città. Negli scorsi giorni, infatti, dopo numerosissimi solleciti da parte dei residenti del quartiere, il Comune era intervenuto per sgomberare i senza fissa dimora e disinnescare quella che cominciava pericolosamente a somigliare ad una vera e propria bomba ecologica. Come spesso accade, infatti, intorno ai miseri giacigli di cartone popolati da uomini e donne di diversa nazionalità, si stava formando una discarica, con tutti i cattivi odori del caso. 

In molti, dopo l'intervento, avevano storto il naso, preannunciando quello che poi si è puntualmente verificato: quasi immediatamente dopo l'intervento dei servizi sociali del Comune e di Asìa la baraccopoli si è riformata nello stesso punto, scatenando le ire - e l'ilarità - dei residenti che tanto scetticismo avevano mostrato di fronte a quello che aveva tutti i contorni di un intervento-spot. La realtà, purtroppo, è estremamente complessa e i fatti di questi ultimi anni hanno dimostrato come il Comune di Napoli - e a cascata le sue dieci Municipalità - siano pressochè impotenti a fronteggiare un fenomeno, quello della presenza dei senza fissa dimora in diversi quartieri della città, decisamente al di sopra delle possibilità di palazzo San Giacomo.

Limitarsi a sgomberare non basta. Al massimo potrà servire a ripristinare temporaneamente e per brevissimo periodo il decoro di una strada, ma nella quasi totalità dei casi nel giro di pochi giorni si ritorna al punto di partenza.

Il fenomeno è in preoccupante espansione da anni e richiederebbe uno sforzo congiunto da parte di istituzioni, enti del terzo settore e fin anche regione Campania. Ma allo stato attuale non esiste collaborazione o, se esiste, è limitata agli interventi sporadici che poco o nulla risolvono e che hanno il solo effetto di somigliare a vere e proprie "vessazioni" ai danni di un popolo, quello degli invisibili, sempre più numeroso.

«Purtroppo sapevamo tutti che nel giro di pochissimo tempo saremmo tornati al punto di prima - afferma sconsolato il consigliere della IV Municipalità Carmine Stabile - perchè gli interventi-spot a favore di telecamera non hanno mai risolto il problema, semmai lo hanno spostato di pochi metri, magari in zone meno visibili. La risposta a persone bisognose di cure e di rivalutazione dal punto di vista sociale ed umano non può essere quella di limitarsi a cacciarli via. Bisogna fare in modo da inserirli in percorsi di reinserimento nella società, altrimenti ci troveremo sempre di fronte allo stesso problema irrisolto ed irrisolvibile. Le istituzioni - continua l'esponente del quarto Parlamentino - non riescono a fronteggiare un tema così complesso e delicato, ma è anche vero che se non si può risolvere questo problema a breve periodo, almeno si può tentare di limitare i danni. Tenere pulite le strade, inviare spazzatrici e idropulitrici che rimuovano i resti di feci e urine o sgomberare le cataste di rifiuti è, o dovrebbe essere, alla portata del Comune e di Asìa, ma quello che sta avvenendo a via Gianturco e sotto i ponti della Metropolitana dimostra che non solo non si riesce ad arginare il fenomeno dei senzatetto, ma non si riesce nemmeno a garantire gli interventi di pulizia ordinaria».

Ieri sera, intanto, il gruppo di volontari "Medici di Strada", è intervenuto proprio nella baraccopoli di via Gianturco per portare soccorso ad una donna che lamentava difficoltà respiratorie. Solo grazie all'intervento dei volontari e dopo alcuni solleciti - come è possibile leggere anche nella nota diffusa sulla pagina social dell'associazione - i sanitari del 118 sono intervenuti ed hanno trasportato la donna a villa Betania, dove è stata sottoposta alle cure del caso. 

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