Dispersione scolastica, la procuratrice dei minori: «La multa da 30 euro è un bluff»

Codice penale alla mano, il massimo che può accadere è incassare una multa di poche decine di euro

Sos dispersione scolastica
Sos dispersione scolastica
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Venerdì 19 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 20 Maggio, 15:59
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Ci vogliono mesi, se non anni, di lavoro. Ci vuole un'istruttoria complessa, che passa attraverso la segnalazione dei prof, un verbale del dirigente scolastico, l'intervento degli assistenti sociali (spesso in contesti urbani pericolosi), la denuncia penale a polizia e carabinieri. Un lavoro su più tavoli che, quando il fatto è accertato, culmina in una multa di soli trenta euro. Tutto chiaro? Ai genitori che non hanno mandato (o non sono riusciuti a mandare) i figli a scuola arriverà una sanzione irrisoria: solo 30 euro, meno di un verbale per un divieto di sosta, arma spuntata contro un fenomeno tanto complesso. Evasione scolastica, a lanciare l'allarme non è un osservatore esterno, ma chi da almeno due decenni è in prima linea nel contrasto alle illegalità che penalizzano i più giovani. Parla la procuratrice dei minori Maria De Luzenberger, intervenuta al Comune di Ercolano alla presentazione del progetto «La legalità dei sentimenti», rivolto proprio alle scuole. Un'occasione per fare il punto sul contrasto alla dispersione scolastica, che in alcuni quartieri e spaccati metropolitani raggiunge picchi ancora preoccupanti. Ha spiegato il capo della Procura per i minori: «Per l'abbandono della scuola le sanzioni non sono adeguate. E lo dico da 18 anni», ha spiegato in riferimento all'articolo 731 del codice penale, che punisce i genitori dei figli che hanno lasciato la scuola dell'obbligo con una ammenda irrisoria: parliamo di 30 euro di multa, per chi impedisce l'istruzione dei minori fino alla quinta elementare. E la procuratrice insiste sul punto: «Che messaggio diamo agli adulti? Che messaggio si dà in generale? La sanzione è inferiore a quella di un divieto di sosta. Non è possibile. L'ho detto alla Commissione Antimafia, al Senato, al Parlamento, e l'ho scritto. L'ho detto in ogni consesso. Pensate ci sia stata una modifica? Niente».

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Parole che vanno calibrate anche con il lavoro fatto in questi anni, nell'ambito del più ampio patto educativo, tenuto a battesimo e promosso in Prefettura, con il sostegno del ministero dell'Interno, ma anche di tutti gli organi territoriali, a partire dal direttore dell'ufficio scolastico regionale, degli uffici di Procura e degli enti locali.

Parliamo della piattaforma telematica che raccoglie le denunce dei casi critici. Si tratta di uno strumento in grado di monitorare il flusso di soggetti a rischio abbandono. Gli alert arrivano in tempo reale, quando un alunno raggiunge una cifra evidente di assenze. Scattano segnalazioni ed è possibile intervenire prima che finisca l'anno, con tutti gli strumenti utili che lo Stato è in grado di mettere in campo. Si muovono gli assistenti sociali, hanno inizio attività istruttorie capaci di intercettare il disagio giovanile, quasi sempre riconducibile a dinamiche familiari problematiche. Ma cosa accade quando viene accertata la responsabilità dei genitori? Armi spuntate, sembra di capire. Codice penale alla mano, il massimo che può accadere è incassare una multa di poche decine di euro (che spesso raggiunge contesti familiari non solvibili). Quindi? Deterrenza zero, almeno per quanto riguarda il fenomeno dispersione. Eppure le criticità sono evidenti, sempre alla luce di quanto sta venendo fuori: 105 giovani denunciati negli ultimi mesi, specie nell'are flegrea; sono 3757 i casi di abbandono denunciati nella nostra regione; almeno 1500 riguardano l'area napoletana, per altro in tutte i gradi di istruzione. Anche la loro distribuzione sul territorio riflette difficoltà note: Parco verde di Caivano; Ponticelli, Pianura sono i posti maggiormente segnalati dai radar attrezzati in Prefettura. Contesti a rischio, che dovrebbero spingere ad una riflessione sui possibili rimedi. A partire dalla deterrenza. Un contrasto che difficilmente può essere efficace, se si rimane fermi a multe di pochi euro, al termine di procedimenti e verifiche che impegnano interi apparati dello Stato. 

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