Bilancio positivo per l’Unione degli Industriali di Napoli: «Ma ci sono ancora criticità»

Incremento di «oltre il 60% delle aziende associate»

Jannotti Pecci
Jannotti Pecci
di Alessio Liberini
Martedì 20 Giugno 2023, 17:30 - Ultimo agg. 17:41
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È un bilancio più che positivo quello che emerge a termine dell’Assemblea ordinaria annuale dell’Unione degli Industriali di Napoli, tenutasi stamane a Palazzo Partanna. Solo sul piano interno si registra un incremento di «oltre il 60% delle aziende associate» a testimonianza della vivacità produttiva che vive in questi mesi la città partenopea.

Un entusiasmo, intorno all’associazione degli industriali napoletani, riportato dai numeri più che rosei: le imprese iscritte sono passate da meno di 500 nel 2020 alle oltre 800 di giugno 2023.

Cifre che fanno ben sperare per il futuro del capoluogo campano ma allo stesso tempo restano ancora delle criticità.

Le sottolinea lo stesso presidente Costanzo Jannotti Pecci interloquendo con i giornalisti a termine dell’assemblea. Tra le maggiori problematiche persistono i temi caldi legati alle lungaggini burocratiche, la troppa illegalità ancora diffusa sul territorio e la mancanza di personale per le aziende. «Mi auguro che non sia solo una conseguenza dello sciagurato reddito di cittadinanza» dice sorridendo Pecci ricordando che la carenza di forza lavoro «è un tema serissimo dal momento che anche le migliori aziende troppo spesso sono costrette a rivedere i loro programmi perché non hanno personale».

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A mancare però, secondo gli industriali napoletani, sono anche gli investimenti sulla sicurezza, specialmente considerando i tanti tagli registrati tra le forze dell’ordine negli ultimi anni ed il nuovo fenomeno sempre più in espansione delle baby gang: «Oggi come oggi – precisa il presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli - in Italia ed in particolare nel Mezzogiorno avremmo bisogno di molti più agenti. Occorre, inoltre, un presidio del territorio molto più efficace e diffuso. Da questo punto di vista serve che il Governo centrale trovi le risorse per incrementare in maniera significativa i ranghi delle forze dell’ordine».

Ma la priorità assoluta resta sicuramente l’utilizzo adeguato delle risorse che vengono messe a disposizione degli imprenditori, a partire dalle opportunità del Pnrr: «Non bisogna sprecare questa importante occasione – chiarisce Pecci – tenendo presente che gran parte di queste risorse sono a debito e quindi devono necessariamente generare investimenti produttivi che attraverso la fiscalità generale siano in grado di creare le condizioni per la loro restituzione».

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può rappresentare anche una lodevole possibilità per migliorare la vita quotidiana dei cittadini a partire dalla manutenzione dei quartieri di Napoli: «Anche in questo – osserva il presidente degli industriali partenopei – i fondi del Pnrr possono essere uno strumento privilegiato. A partire dal tema del dissesto idrogeologico che è la grande incognita di questi anni, lo stiamo vedendo in tutta Italia e purtroppo il nostro territorio non è esente da questo problema. Su questi temi cercheremo quindi di spenderci al massimo nell’anno che verrà».

Un anno che potrebbe portare a Napoli e provincia un poderoso cambio di passo: «L'Unione Industriali – si legge nella relazione redatta a termine dell’assemblea ordinaria annuale dal presidente Costanzo Jannotti Pecci - ha avviato una nuova metodologia di confronto costante con la Città Metropolitana e i Comuni dell'area, a cominciare da quello di Napoli, nonché con gli organi amministrativi periferici dello Stato».

«A Napoli – si legge ancora nella relazione -  dopo la prima fase di assestamento, occorre ora cambiare passo, cominciare da servizi come manutenzione stradale, viabilità, raccolta rifiuti, cura del verde pubblico. Vanno realizzati progetti di riconversione e riqualificazione urbana, con il concorso dei privati. L'Unione Industriali è fortemente critica in ordine alla riforma della cosiddetta autonomia differenziata. Le competenze strategiche devono far capo allo Stato. Altre funzioni vanno trasferite solo se si dimostra l'efficacia dell'operazione. L'esperienza delle Regioni e la riforma del Titolo V si sono tradotte in minore competitività del Paese e maggiore divario territoriale».

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