Galleria Toledo, ai Quartieri Spagnoli tornano gli spettacoli teatrali di Stazioni d'Emergenza

Venerdì 12 «I Porci, una gastronomia machista», sabato 13 «Il Campanello», domenica 14 «Padre d'amore Padre di Fango»

Foto spettacolo
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Martedì 9 Maggio 2023, 13:10
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Galleria Toledo, Teatro stabile d'innovazione ai Quartieri Spagnoli, diretto da Laura Angiulli, giovedì 12, venerdì 13 e sabato 14 maggio torna Stazioni d'Emergenza, rassegna dedicata alle giovani realtà teatrali, ormai alla XII edizione.  

I giurati di questa XII edizione sono gli allievi delle scuole napoletane di recitazione del Teatro Stabile di Napoli, del Teatro Bellini, dell'Elicantropo e di Manovalanza.  

Il 12, 13 e 14 maggio andranno in scena tre spettacoli di compagnie emergenti, selezionati attraverso un bando nazionale. Venerdì 12 «I Porci, una gastronomia machista» di Simone Miglietta e Alessandro Persichella, regia di Manuel Di Martino, sabato 13 «Il Campanello» di Roberto Del Gaudio, regia e scene di Sax Nicosia e domenica 14 «Padre d'amore Padre di Fango» di Cinzia Pietribiasi e Compagnia Pietribiasi/Tedeschi. Una giuria di giovani teatranti assisterà alle repliche e decreterà lo spettacolo vincitore. 

La compagnia selezionata riceverà un premio in denaro e sarà inserita nel cartellone della prossima stagione artistica 2023-2024. Il posto unico costerà 10 euro.

Venerdì 12 maggio ore 20.30 - «I porci, una gastronomia machista»

Di Simone Miglietta e Alessandro Persichella, regia di Manuel Di Martino
con Simone Miglietta e Alessandro Persichella. Scene e costumi Federico Rizzo.

In una sorta di realtà documentaristica, al limite delle possibilità del costume e della maniera, vuole svolgersi I Porci. Tramite un atto simbolico, detto di porcificazione, i due attori vestono i panni dei porci. Si chiudono nella teca e danno sfogo alle più recondite energie machiste. Banchettano, abbordano, sfogano energie sessuali con l’alcool, si insultano, si prendono gioco di Dio, si menano, si amano. Il confine che la ricerca relativa al machismo, da parte dei due interpreti e coadiuvata dal regista, ha voluto affrontare, è stato anche questo: la possibilità che due maschioni, come due animali di sesso maschile in cattività, giungano volentieri a condizioni di naturale, o necessaria, omosessualità.

Il pubblico prova ribrezzo assoluto; da quella parte vi sono due mostri, non due creature benevole: certamente l’apoteosi grottesca di un antico e reiterato tutt’ora, mondo machista. A un certo punto, però, come per due fenomeni da arena di circo, anche di due animali feroci e dalle abitudini deplorevoli, si giunge a provare pietà.

E’ come se si potesse comprendere, in momenti ben delineati delle loro “espletazioni virilissime”, il perché di tali scempiaggini.

Sabato 13 maggio ore 20.30 - «Il campanello»

Di Roberto Del Gaudio, regia e Scene di Sax Nicosia con Francesca Bracchino, Elisa Galvagno realizzazione scene Franco Galvagno, Cristina Novo, Gianfranco Re
luci Sebastiano Peyronel costumi Stefania Di Nardo grafica Davide Reina produzione dramelot.

Il campanello è una drammaturgia originale, uno spettacolo funambolico che offre vertiginose escursioni: dal comico più puro alle rarefatte e algide temperature dell’assurdo, fino ad una tragica intensità.

Due sorelle orfane sono alle prese con il loro vivere quotidiano: Angela è un’ex attrice di teatro, costretta a letto da una grave malattia; Damiana si barcamena per provvedere alle spese di casa e alle cure della sorella malata, lavorando part-time per un sito di incontri erotici. A causa della malattia della sorella maggiore, le donne passano molto tempo rinchiuse in casa, dove evocano ricordi e parlano di amore, sesso, morte affetto filiale e altri argomenti. Da queste conversazioni si evidenziano i loro caratteri opposti: Damiana e Angela sono creature leggere, ma anche due donne feroci e vitali, due opposte visioni del mondo che costituiscono una micro-famiglia disfunzionale che ride fra le lacrime. La loro relazione è sempre in bilico fra distacco ed empatia. Sarà solo il caso, alla fine, a decidere il destino delle due sorelle.

Domenica 14 maggio ore 18 - «Padre d'amore padre di fango»

Di Cinzia Pietribiasi e Compagnia Pietribiasi/Tedeschi, produzione Il Teatro delle Donne - Centro Nazionale di Drammaturgia di Firenze Selezione L’Italia dei Visionari 2020/Kilowatt Festival.

Spettacolo vincitore del primo premio e del premio della Critica al Festival Le Voci dell’Anima 2021.

Con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia
performer Cinzia Pietribiasi suoni Giorgia Pietribiasi immagini Ayanta Noviello
odori Marco Ceravolo luci e scene Lidia Zanelli, Giulia Drogo, Andrea Narese assistente alla regia Pierluigi Tedeschi. Voci fuori campo Michele Zaccaria 

La narrazione multimediale Padre d’amore Padre di fango ha debuttato il 23 luglio 2020 nell’importante cornice di Kilowatt Festival, a seguito della selezione “L’Italia dei Visionari”, davanti ad un pubblico commosso che ha cercato di rispondere alla domanda attorno a cui ruota tutto lo spettacolo: cosa vuol dire amare un padre?

Siamo nel 1989: l’atmosfera di disimpegno politico e sociale culmina nella caduta del muro di Berlino. La provincia veneta appare ferita dagli arresti politici e dal dilagare della tossicodipendenza. Sara è una bambina di 10 anni con la passione per il tennis e un amore smodato per Andre Agassi e suo padre Sergio è un operaio trentenne, idealista ed eroinomane. Il 1989 è l’anno in cui tutto cambia anche per la famiglia di Sara.
Ad aiutare la protagonista nella lotta per la vita, importanti figure di donne: la nonna Teresa, macellaia e fan sfegatata di Casadei e la bisnonna Rina, operaia tessile da Marzotto e due guerre mondiali sulle spalle.

Sullo sfondo Schio, cittadina operaia in provincia di Vicenza. La piccola e
industriosa città, che vede nascere e crescere grandi aziende tessili come la Lanerossi, negli anni ‘80 viene letteralmente sommersa dall’eroina, assistendo con indifferenza e paura all’annichilimento della generazione venti-trentenne dell’epoca.

La scrittura, dallo stile quasi cinematografico, procede per frammenti, immagini della memoria, odori degli ambienti abitati, eventi storici e copre un arco di tempo che va dal 1979 al 1992. La narrazione, asciutta e per niente patetica, è scevra da giudizi e commenti e rispecchia il punto di vista della bambina, che lentamente, ma inesorabilmente, diventa consapevole di ciò che sta accadendo a suo padre.
Attraverso l’occhio della webcam, gestita in tempo reale, il corpo, con i suoi
segni e le sue cicatrici, diventa mappa di un percorso a ritroso nella memoria

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