Napoli, all'ospedale «Luigi Vanvitelli» i primi interventi di scoliosi su pazienti in età pediatrica

Napoli, all'ospedale «Luigi Vanvitelli» i primi interventi di scoliosi su pazienti in età pediatrica
Venerdì 22 Aprile 2022, 12:16
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Eseguiti, presso l’azienda ospedaliera universitaria «Luigi Vanvitelli» di Napoli, i primi quattro interventi di severa scoliosi in età pediatrica. I quattro distinti pazienti, provenienti dalla Campania, Sardegna, Liguria ed Abruzzo, presentavano una condizione patologica considerata grave: in particolare sono state diagnosticate una scoliosi idiopatica dell’adolescente di 70 gradi toracica, due deformità scoliotiche del rachide toracolombare intorno ai 60 gradi ed una deformità lombo-pelvica con agenesia del sacro.

I giovani pazienti, operati dal team guidato dal professore Enrico Pola e dal dottor Luigi Nasto dell’ U.O. di Ortopedia e Traumatologia (Direttore Prof. Schiavone Panni) dell’ A.O.U. Luigi Vanvitelli (Direttore Generale Antonio Giordano), sono stati dimessi in sei giorni. «La ricerca, la tecnica, l’innovazione, il lavoro di squadra, anche in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, rappresentano il motore vincente della buona sanita’. Mi congratulo con il team che ha eseguito gli interventi di alta specializzazione confermando la qualita’ assistenziale del Policlinico», dichiara Antonio Giordano, direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria Luigi Vanvitelli.

«L’intervento chirurgico consiste nell’impianto di viti peduncolari nelle vertebre coinvolte dalla scoliosi cosi’ da avere un buon controllo della deformità. Si ottiene la correzione dopo aver seguito tagli sull’osso chiamate osteotomie e mediante il successivo inserimento di barre in metallo - collegate alle viti precedentemente inserite - spiega il professore Enrico Pola, chirurgo ortopedico, e continua - Grazie ad una collaborazione mutidisciplinare, l’intervento si esegue con un costante controllo della funzione neurologica con potenziali evocati intra-operatori: questa moderna metodica permette di aumentare notevolmente la sicurezza di questo tipo di interventi e di scongiurare danni talvolta irreversibili sul midollo spinale», conclude il professore. 

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