Aliberti libero di tornare a Scafati:
«La fine di 500 giorni da incubo»

Aliberti libero di tornare a Scafati: «La fine di 500 giorni da incubo»
di ​Nicola Sposato
Giovedì 20 Giugno 2019, 06:35 - Ultimo agg. 06:37
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Il presidente del Tribunale di Nocera Inferiore Raffaele Donnarumma accoglie la richiesta dei difensori, gli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe, dell’ex sindaco Pasquale Aliberti e revoca il divieto di dimora a Scafati e nei comuni confinanti. Su Facebook Aliberti, da uomo libero, annuncia «Dopo 500 giorni lontano da Scafati Viva la libertà». L’ex sindaco, sotto processo a Nocera Inferiore, nell’ambito dell’inchiesta «Sarastra» con l’accusa di voto di scambio politico mafioso con gli uomini del clan Loreto–Ridosso, ha ricevuto la notizia attesa da tempo mentre era in Puglia, con l’ex assessore Antonio Pignataro a lavorare, in qualità di medico del lavoro, presso una industria conserviera.

«Posso dire che è finito più di un incubo – racconta telefonicamente Pasquale Aliberti - Tante, tantissime sono le persone che mi stanno scrivendo per tributarmi la loro vicinanza. Credo di tornare a Scafati in serata. Mi sento ancora frastornato». Passa un po’di tempo, il tempo di raccogliere le idee, e l’ex sindaco ritornato a Nocera Superiore, affida nuovamente a Facebook il suo pensiero: «Nei lunghi momenti di buio e solitudine vissuti in questi anni, mi ero convinto che questa condizione di esiliato e punito prima ancora del processo, sarebbe durata in eterno. I miei diritti, in uno stato di diritto, sembravano non interessare più a nessuno. E invece ringrazio ancora una volta i miei avvocati, i miei giudici e la mia famiglia, che insieme a me ha dovuto purtroppo vivere tutto questo». E pensando al futuro: «Da domani potrò vivere la mia vita. Tornare al mio lavoro di medico all’Asl. Svegliarmi accanto ai miei cari, tra la mia gente. Da domani torno a vivere, da domani, come Ulisse, rivedrò la mia Itaca». Infine Aliberti scrive: «Spero di non trovare troppo cose cambiate anche se sicuramente sono cambiato io: carcere e solitudine lasciano pesanti segni sulla pelle di un uomo innocente».
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