Salerno, il dopo Coscioni: alla torre cardiologica arriva Longanella, ma è emergenza medici

Oltre al primario Enrico Coscioni devono essere sostituiti altri quattro sanitari

Torre Cardiologica del Ruggi
Torre Cardiologica del Ruggi
di Sabino Russo
Sabato 9 Marzo 2024, 06:05 - Ultimo agg. 13:18
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Dovrebbe essere il direttore sanitario di presidio del Ruggi Walter Longanella a sostituire, pro tempore, Enrico Coscioni alla guida del dipartimento di cardiochirurgia salernitano. Il condizionale è d’obbligo, perché tra i corridoi della direzione strategica di via San Leonardo, al momento, vige il massimo riserbo sulla delibera d’urgenza adottata giovedì pomeriggio, all’indomani del provvedimento di sospensione per un anno dall’attività medica dell’ex capodipartimento, nonché braccio destro alla Sanità del governatore De Luca e presidente dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, richiesta dalla procura di Salerno e accolta dal gip Piero Indinnimeo, per aver dimenticato una garza nel cuore di un uomo poi deceduto.

IL PERSONAGGIO

Il medico di Castel San Giorgio, prima della nomina di Coscioni, ha già ricoperto questo incarico fino a settembre scorso. Cinquantenne, originario del piccolo centro dell’Agro, Walter Longanella è dall’aprile del 2022 direttore sanitario di presidio dell’ospedale Ruggi, raccogliendo l’eredità dello storico direttore sanitario Angelo Gerbasio. Figlio del primo cittadino sangiorgese Franco, è specializzato in Igiene e medicina preventiva. Longanella, dopo il pensionamento di Giancarlo Accarino e fino alla nomina di Coscioni, ha già assunto il ruolo di direttore del dipartimento assistenziale integrato cardio-toraco-vascolare del Ruggi fino a settembre scorso.

IL DIPARTIMENTO

C’è preoccupazione, intanto, in via San Leonardo, su «iniziali contraccolpi di tipo organizzativo nella Torre Cuore, visto che mancheranno di colpo 5 medici nel reparto». «Sulla qualità nessun dubbio – dice Francesco Bruno della Cgil medici – Il problema è la quantità. Bisogna comprendere che provvedimenti di questo tipo non sono a costo zero, ma comportano dolorose conseguenze, soprattutto per i pazienti. Come sindacato, daremo il nostro contributo per cercare di minimizzare i problemi all’utenza . Non posso esprimere alcun parere nel merito dei provvedimenti presi dalla magistratura, perché la linea della Cgil è da sempre quella di rispetto totale delle decisioni prese e comunque da sindacalista tengo a tutelare i colleghi e sospendo il giudizio in attesa dell’esito di un eventuale processo. Al contempo, esprimo l’auspicio che la vicenda trovi una rapida risoluzione, nell’interesse di tutti. Peraltro, tutto questo succede alla vigilia della presentazione a noi sindacati dell’atto aziendale, momento davvero importante per la pianificazione e il futuro dell’azienda».

Sulla stessa linea anche la Cisl Fp. «Purtroppo la sospensione dell’equipe della cardiochirurgia del Ruggi non può che avere riflessi negativi sulla programmazione delle attività della struttura – scrivono in una nota Pietro Antonacchio e Alfonso della Porta – Bisogna considerare che il provvedimento interviene su professionisti con estrema competenza e professionalità, in un settore sanitario molto importante da un punto di vista diagnostico e di cura, e i medici interessati sono tutti chirurghi di primo intervento. Sulla qualità delle prestazioni che continueranno ad essere erogate si ritiene che non vi saranno problemi, poiché trattasi di interventi standardizzati e sui quali alta è la professionalità degli operatori attualmente in servizio. Bisognerà ovviamente riprogrammare le agende e coinvolgere nell’immediato, in una integrazione pubblico/pubblico e pubblico/privato, tutte le strutture abilitate a tali interventi, per abbattere le inevitabili liste di attesa che si determineranno nel breve periodo».

«Sono fiducioso e attendo con grande rispetto l’operato della magistratura, che è sempre sovrana da questo punto di vista – dice Mario Polichetti, coordinatore provinciale del dipartimento materno infantile della Uil – L’eliminazione del doppione di cardiochirurgia è una cosa assolutamente giusta, perché è inutile avere un altro reparto quando, poi, si era raggiunto un assetto stabile. Ci si augura , nell’interesse dei pazienti cardiopatici, che la vicenda venga risolta nel più breve tempo possibile».