Questa volta la destinazione era il Senegal. Sempre Africa occidentale, comunque. Come il Burkina Faso il Paese «preferito» per i traffici illegali di rifiuti pericolosi. E il porto di partenza, ancora una volta, quello di Salerno. Il blitz portato a termine dalla direzione territoriale antifrode della Campania in collaborazione con l’ufficio delle dogane di Salerno ha però consentito di bloccare, per il momento, l’affare consentendo ai funzionari delle Dogane di sequestrare sedici tonnellate di rifiuti speciali, in parte anche pericolosi, stivati in un container.
Il carico intercettato era costituito da circa 200 motori di scooter fuori uso, rinvenuti in parte singolarmente smontati ed in parte ancora attaccati ai telai, oltre ad un quantitativo di circa 850 parti di moto e scooter quali ruote con dischi freni, manubri con leve, marmitte, batterie, carenature, gruppi ottici, unitamente a 8 motori usati di autovetture e 30 parti attinenti alla sicurezza dei veicoli quali piantoni di sterzo, gruppi frenanti ed ammortizzatori.
Secondo le rilevazioni fatte dalle forze dell’ordine, il business criminale legato ai rifiuti illegali tra Italia ed Africa ha un valore di almeno venti miliardi di euro all’anno. Da una parte c’è il traffico di plastiche e gomme, smaltite nelle megadiscariche, dall’altra la milionaria rivendita a vari governi - tra i quali Mali, Senegal, Burkina Faso e Mauritania - di moduli fotovoltaici nuovi solo sulla carta, pezzi di ricambio di auto e materiale elettronico. Un «sistema rifiuti» che talvolta vede coinvolti in prima linea anche esponenti governativi africani. Un «sistema», quello dei rifiuti, fatto di carte false, funzionari doganali esteri corrotti e inesistenti normative ambientali di paesi extracomunitari, un meccanismo che crea un grave danno al settore lecito e alla libera concorrenza, oltre che all’ambiente. Ma non solo. Secondo Europol questo commercio rientra tra le principali minacce criminali, si tratta difatti di un comparto dell’industria illegale con un indotto tra i più redditizi, quarto dopo il traffico di droga, la contraffazione e la tratta di esseri umani.
Proprio questa estate il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, lanciando l’allarme: «Il porto di Salerno sta diventando sempre più il punto di riferimento dei traffici illeciti in tutta l’area del Mediterraneo. Non solo della droga... di recente alcune indagini hanno portato alla luce anche una serie di affari legati ai rifiuti. Credo che, a parte la particolare posizione logistica, il problema sia anche legato alla mancanza di adeguate strumentazioni di controllo. Oggi tutto ciò non è più sopportabile: l’Autorità portuale deve provvedere in tempi brevi a dotare l’area di idonei dispositivi...».