Li Galli a Positano, spunta un resort: scontro pm-gip sui sigilli

La Procura di Salerno: sull’isola opere che ne modificano l’assetto urbanistico​

L'isola de Li Galli
L'isola de Li Galli
di Petronilla Carillo
Lunedì 11 Dicembre 2023, 23:52 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 10:35
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Arrivano i sigilli per alcune strutture dell’isola de Li Galli. È quanto disposto dal gip del tribunale di Salerno, Giandomenico D’Agostino, in parziale accoglimento della richieste della procura di Salerno. L’ipotesi avanzata dai magistrati inquirenti, guidati dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale, è di reati urbanistici ed ambientali. Ma il giudice per le indagini preliminari non ha condiviso la posizione della procura e, nel suo provvedimento, parla di «totale stravolgimento della originaria destinazione» soltanto per il ricovero barche, ritenendo le opere accessorie «illegittime» ma non «sufficienti a parlare di lottizzazione abusiva».

Il decreto, eseguito dai finanzieri della sezione operativa navale di Salerno, riguarda dunque solo il ricovero barche trasformato (secondo gli investigatori negli ultimi due anni, come da loro verificato attraverso una finestra aperta su Google street view) in area benessere. È su questo blocco di costruzione, annesso di passerelle, attracco e ormeggio natanti, dissalatore e generatori di corrente elettrica, oltre che dei terreni sui quali insistono queste strutture, che è scattato il sequestro preventivo e l’iscrizione nel registro degli indagati della legale rappresentante de «Li Galli di Giovanni Russo & C. snc», Elsa Russo.

All’interno del decreto, comunque, ci sono diversi omissis che lascerebbero intendere un prosieguo dell’attività investigativa. Sono gli stessi finanzieri, nelle loro informative, a precisare che l’ultimo sopralluogo a Li Galli era stata effettuato nel 2018 e che, al momento dei controlli, non vi erano lavori in corso. 

Secondo l’ipotesi accusatoria della procura, che aveva rilevato opere abusive anche per le altre strutture «salvate» dal gip (in particolare villa Praia, villa Grande, villa Lunga e la Torre) ci sarebbe stata la modifica strutturale dell’assetto urbanistico dell’isola, dei ruderi di origine romana e delle unità abitative, non condonati, gravati da vincolo archeologico paesaggistico e monumentale, con conseguente notevole aggravio del carico urbanistico, per trasformare il tutto in un resort di lusso, pubblicizzato sui siti specializzati, composto da diverse ed autonome unità abitative ognuna delle quali dotata di piscina, da un eliporto, da un locale ristorante, da un locale centro benessere, da strade di collegamento percorribili con minicar elettriche e da una chiesa, il tutto senza che agli uffici pubblici competenti fossero stati richiesti permessi e autorizzazioni. Insomma, opere di urbanizzazione che avrebbero determinato una trasformazione urbanistica ed edilizia in violazioni delle norme vigenti, compreso il vincolo di inedificabilità. 

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Non tutte le richieste, però, sono state accolte dal gip tant’è che, in una nota stampa, dagli uffici della procura si annuncia anche che il decreto di sequestro preventivo è stato già impugnato. Secondo il giudice per le indagini preliminari, difatti, soltanto «il corpo di fabbrica approdi e ricovero barche è risultato interessato da innovazioni tali da determinare un completo stravolgimento della originaria destinazione, da deposito ad area relax. Le opere di collegamento e urbanizzazione, normalmente assenti o insufficienti in caso di lottizzazione abusiva - continua il gip - sembrano quindi atteggiarsi quali interventi certamente illegittimi ma asserviti al funzionamento di manufatti in buona parte già legittimamente esistenti nella loro struttura essenziale o non in linea con la relativa destinazione urbanistica, non rilevandosi la presenza di elementi indicativi di edificazioni ulteriori ovvero di un utilizzo per una destinazione differente da quella attuale». 

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