Neonata morta per scuotimento, per la mamma c'è la condanna a dieci anni di reclusione

La sentenza è stata emessa ieri dai giudici della Corte di assise d’appello di Salerno: ad uccidere la piccola di due mesi sarebbe stata la mamma sebbene non intenzionalmente e, probabilmente, non rendendosi neanche conto del danno provocato

Il tribunale di Salerno
Il tribunale di Salerno
di Angela Trocini
Martedì 16 Maggio 2023, 07:00
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Condannata a dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale Denise Schiavo, la mamma della neonata morta nell’ottobre 2014. La sentenza è stata emessa ieri dai giudici della Corte di assise d’appello di Salerno: ad uccidere la piccola di due mesi sarebbe stata la mamma (difesa dall’avvocato Michele Sarno) sebbene non intenzionalmente e, probabilmente, non rendendosi neanche conto del danno provocato. Non è escluso, infatti, che la stessa fosse caduta in depressione dopo il parto, avvenuto prematuramente, e lo scuotimento sia stato frutto di un gesto di esasperazione.

Lungo è stato l’iter processuale in quanto l’attuale verdetto è stato emesso a nove anni dal fatto ma si tratta del quarto processo: la prima sentenza risaliva a febbraio 2019 quando la donna fu condannata sempre a 10 anni per omicidio preterintenzionale, ma a giugno dell’anno dopo i giudici della corte di assise d’appello cancellarono la condanna (a causa della modifica del capo d’imputazione in omicidio volontario a cui si oppose il difensore dell’imputata) rinviando gli atti alla Procura e l’inizio di un nuovo processo sia di primo che di secondo grado che si è concluso ieri confermando la condanna a 10 anni per omicidio preterintenzionale. E le stesse indagini furono complicate: in un primo momento, il procedimento giudiziario fu carico di 39 persone, tra medici ed infermieri degli ospedali di Salerno e Napoli oltre al personale che si era occupato del trasporto della piccola da un ospedale all’altro, accusate di omicidio colposo.

Tra le prime ipotesi c’era, infatti, che le fratture mortali erano avvenute durante il viaggio, ma poi i risultati dell’autopsia individuarono in due fratture al cranio le cause della morte. Un trauma cranico che, per i periti della procura, risaliva ad un periodo antecedente ai ricoveri, anzi quelle lesioni ad entrambe le tempie e ad alcune costole erano la conseguenza di un trauma avvenuto almeno un paio di settimane prima e che avevano poi condotto all’emorragia interna per cui la bambina era stata trovata dai genitori (residenti a Pontecagnano Faiano) priva di sensi e portata in ospedale. Si parlò, in perizia, della sindrome del «bambino battuto» o, meglio, «scosso» che si caratterizza per danni neurologici che variano dal coma fino alla morte. Uno scuotimento tale da comportare lesioni in un corpicino ancora molto fragile. E, così, la procura di Salerno chiuse il cerchio intorno alla giovane mamma che, anche «senza volerlo e senza rendersene conto», provocò le lesioni.

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