Moggi, lettera a Gravina dopo l'inchiesta sulla sua presenza a bordocampo durante Napoli-Juventus primavera

L'affondo dell'ex manager bianconero: «Chiné cerca solo clamore»

Luciano Moggi in tribunale
Luciano Moggi in tribunale
Sabato 4 Febbraio 2023, 11:01 - Ultimo agg. 15:09
4 Minuti di Lettura

Dopo l’apertura di un’inchiesta della Procura federale sulla presenza di Luciano Moggi, radiato dopo l’inchiesta Calciopoli, ai bordi del campo di Cercola il 14 gennaio in occasione di Napoli-Juve “Primavera” l’ex manager bianconero, con un importante professionale anche a Napoli, ha scritto una lettera al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. La Procura federale guidata da Giuseppe Chiné, infatti, si è già mossa ascoltando il dirigente juventino Gianluca Pessotto.

Nella lettera Moggi sottolinea: «Siccome conosco bene le regole che vietano alle persone radiate di stare ai bordi del campo mi sono guardato bene dall’infrangere dette regole e, in compagnia di Luigi Palumbo e Giacomo Novello, non conoscendo il posto, abbiamo chiesto agli inservienti di accompagnarci in tribuna.

Il “viaggio” con la guida è cominciato dalla curva della pista di atletica leggera ed è continuato fino alla porta d’ingresso della tribuna, dove ho incontrato il signor Pessotto che ho salutato calorosamente essendo stato un mio giocatore, dopo di che sono salito in tribuna con i miei due amici, raggiunto successivamente dal Pessotto stesso con il quale mi sono intrattenuto ulteriormente a parlare dei nostri tempi. Probabilmente per questo il dr. Chiné si è sentito autorizzato ad informare la stampa ancor prima di procedere all’interrogatorio di chi poteva informarlo realmente su quanto avvenuto. Allora Lei, signor Presidente, deve informare il dr. Chiné che la posizione del radiato vieta di stare ai bordi del campo durante una partita Figc, ma non vieta assolutamente di salutare e parlare con una persona che si conosce. La radiazione significa divieto di essere inserito nei ruoli federali e io sono ben felice di non farne parte visto lo stato attuale cui è ridotto il nostro calcio dopo l’allontanamento di quelle persone che avevano contribuito, con i propri giocatori, a far vincere il titolo mondiale del 2006, visto, oltretutto, che a fare il team Manager della Nazionale c’è Oriali, condannato a suo tempo dalla Giustizia sia sportiva che ordinaria per aver falsificato una patente per fare il passaporto falso a Recoba».

Duro l’attacco al capo della Procura federale. «Resta difficile (o facile?) anche capire il perchè Chiné abbia inteso interrogare prima Pessotto anziché gli inservienti napoletani che ci accompagnarono all’ingresso della tribuna dalla curva della pista di atletica, perchè gli avrebbero sicuramente risposto che era una guida per chi non conosceva il percorso. E tutto sarebbe finito lì. Per cui, caro Gravina, dovrebbe far pagare proprio a Chiné le spese fatte per mandare a Torino la persona che avrebbe interrogato Pessotto. Certamente né Chinè, né nessun altro potrà mai impedirmi di salutare una persona che ha fatto parte del mio percorso calcistico». 

E infine: «Signor Presidente, preferisco riferirmi a Lei che sovrintende perché suggerisca a Chiné la prudenza necessaria prima di prendere simili provvedimenti che, passati attraverso la stampa, colpiscono l’ego della persona che, oltretutto, è colpevole soltanto di aver partecipato “ad un campionato regolare, con nessuna partita alterata”, questo disse la sentenza del processo sportivo. Lei, presidente, che ha ricevuto brevi manu la “chiavetta” dove sono racchiuse le intercettazioni dei personaggi che in quel tempo avevano inquinato il calcio (e in quel tempo stava alla guida della Under 21 e mi informò di come qualcuno stesse tramando contro il sottoscritto) deve adesso dare la vera motivazione della radiazione. Si faccia coraggio, Presidente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA