Juve Stabia in Serie B, i segreti del ds Lovisa: «Il mio calcio 20 ore al giorno»

A 28 anni ha già collezionato due promozioni in B

Juve Stabia in Serie B, i segreti del ds Lovisa
Juve Stabia in Serie B, i segreti del ds Lovisa
di Bruno Majorano
Giovedì 11 Aprile 2024, 10:14
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Se guardassimo la carta di identità di Matteo Lovisa si potrebbe correre il rischio di pensare che sia uno dei giocatori protagonisti della promozione in serie B della Juve Stabia. Errore. Perché Lovisa è stato protagonista di questa grande impresa, ma da dietro la scrivania. Ha 28 anni appena compiuti ma nel curriculum ci sono già due promozioni: con il Pordenone nel 2019 e adesso con la Juve Stabia.

Ha iniziato da giovanissimo, quando suo padre era presidente del Pordenone e gli affidò la guida dell’area tecnica. Il calcio nel dna, ma quando ha capito che quello giocato non lo avrebbe portato lontano, si è appassionato all’area tecnica («Sono uno ambizioso, se vedo che non riesco ad arrivare da qualche parte cerco altre strade», racconta). Occhio, passione ma soprattutto studio. Ecco perché anche mentre i suoi coetanei passavano le serate tra locali e discoteche, lui andava in giro per i campi di provincia oppure rimaneva a casa davanti a uno schermo per vedere filmati di partite e giovani talenti. I risultati sono arrivati in fretta e non solo quelli sportivi. Perché con quel Pordenone ha lanciato giovani che oggi rappresentano punti fermi in serie A: Di Gregorio, Cambiaghi, Folorunsho, Ciurria e Pobega. «Ma ora sono cambiati i parametri della serie B, ci sono budget diversi», spiega Matteo Lovisa. «Noi siamo arrivati col Pordenone a sfiorare la promozione con i playoff partendo con un monte ingaggi di 4,5 milioni».

Insomma, specializzato in imprese che sembrano impossibili.

Come quella della Juve Stabia, sfida che ha accettato senza battere ciglio all’inizio della scorsa stagione, ovvero dopo il fallimento del Pordenone. «Ho un carattere particolare ma sono molto equilibrato: ho bisogno di piazze che vivono di calcio e quella di Castellammare lo è». Non fa troppi giri di parole il ds della Juve Stabia che guarda con grande serenità al presente e resta con i piedi per terra in vista del futuro. Resterà qui, ha un contratto per altri due anni e vuole far crescere questa piazza poco alla volta. «A Castellammare si può pensare a un progetto a lungo termine. Possiamo far crescere i giovani. Ai ragazzi non vanno dati alibi e il club deve mettere a disposizione strutture adeguate. I giocatori devono venire qui con la voglia di giocare non per arricchirsi, devono capire che questo può diventare un trampolino per crescere».

Come lo è anche per lui. «Fino a oggi sono sempre stato in piazze piccole e budget ridotti, spero di avere anche occasioni diverse in futuro». Lovisa è un ragazzo ambizioso con le idee chiare. Vive di calcio, ma soprattutto sa bene cosa serve per poter portare a termine un progetto vincente. «Vivo 20 ore al giorno di calcio. La mia routine quotidiana è facile: dormo, mi sveglio e vedo partite. Prendo informazioni sui ragazzi anche extra campo, vado a parlare con le loro famiglie. Perché non basta avere un procuratore bravo che mi chiama, io voglio sapere tutto, innanzitutto sapere con che tipo di persona avrò a che fare». Alla faccia dei 28 anni che di fatto non significano nulla per quel che riguarda la sua storia. È giovanissimo, ma ha già collezionato più di 100 partite in Serie B e il prossimo anno il suo score si arricchirà ancora, con la Juve Stabia.

«Qui non aveva mai vinto nessuno a parte Candellone e Gerbo. Non è facile centrare successi con chi ha vinto poco». E in questa ottica anche la scelta dell’allenatore Guido Pagliuca è stata l’ennesima scommessa vinta. «Quando prendi un tecnico poi devi anche saper scegliere i giocatori giusti per il suo progetto, devi metterlo nelle condizioni migliori per fare bene», ovvero quello che ha fatto Matteo Lovisa che ora si gode il suo momento di gloria ma senza strafare. Non vuole essere lui sotto ai riflettori e per questo ci tiene a dare i giusti meriti ai ragazzi, alla società e allo staff tecnico. «Ho fatto la gavetta, sono arrivato dalla D e me ne vanto, perché quello è stato un bagaglio importante. Prendiamo la storia di Giuntoli: è partito dall’Eccellenza e guardiamo dove è arrivato. Sai cosa hai passato se arrivi dal basso». La filosofia di Matteo Lovisa, 28 anni all’anagrafe e una testa che pensa in grande.

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