Napoli, De Laurentiis interrogato a Roma: «Nessuna plusvalenza per Osimhen»

La verità del patron: «L’acquisto è regolare. Il nostro club è solido»

Napoli, la difesa di De Laurentiis: «Nessuna plusvalenza per Osimhen»
Napoli, la difesa di De Laurentiis: «Nessuna plusvalenza per Osimhen»
Leandro Del Gaudiodi Leandro De Gaudio
Mercoledì 3 Aprile 2024, 23:25 - Ultimo agg. 4 Aprile, 17:21
4 Minuti di Lettura

Non c’è stato alcun vantaggio fiscale per il Napoli. Né ci potevano essere esigenze di bilancio, per una società da sempre attenta al fair play finanziario e in ottime condizioni di salute, sotto il profilo economico. Sì d’accordo, la storia dei tre ex azzurrini venduti a prezzi che oggi sembrano decisamemte elevati solleva dubbi, ma tutto va visto nell’ottica di quell’estate del 2020, quando c’era una trattativa ordinaria nella quale il Napoli ha sborsato cinquanta milioni di euro oltre a cedere quattro ex azzurri (valutati 21 milioni). Un contratto vero, altro che operazione di facciata, grazie al quale venne acquistato Victor Osimhen.

Eccolo il pensiero di Aurelio De Laurentiis, ascoltato ieri dai pm romani, nel corso di un’inchiesta passata da Napoli alla Capitale per motivi di competenza territoriale (perché il quartier generale della Filmauro ha sede a Roma). Un’ora o poco più per rispondere alle domande dei pm, secondo una strategia difensiva concordata assieme ai legali di De Laurentiis, vale a dire i penalisti Fabio Fulgeri e Lorenzo Contrada, in una inchiesta che punta a fare chiarezza sul contratto di Osimhen e sui rapporti tra il Napoli (che acquistava l’asso nigeriano) e il Lille (dove l’attaccante aveva militato fino al 2020).

Un interrogatorio, quello di De Laurentiis, che era stato sollecitato all’indomani della conclusione dell’inchiesta, al termine delle indagini condotte dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dai sostituti Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano. In sintesi, il patron si è difeso affermando che il club, alla luce della solidità economica dei suoi conti, non aveva nessun interesse a creare plusvalenze fittizie. Un passaggio cruciale dell’interrogatorio, nel corso del quale gli inquirenti hanno fatto leva su una serie di indagini condotte dalla Guardia di Finanza, a Napoli, sotto il coordinamento dei pm De Falco, Simeone e Piscitelli, prima che il fascicolo approdasse a Roma. Chiaro il ragionamento degli inquirenti: la cessione del portiere greco Orestīs Karnezīs e i tre “azzurrini” Liguori, Manzi e Palmieri sarebbe stata un’operazione di facciata, che nei fatti si sarebbe tradotta in una plusvalenza.

In particolare, i tre azzurrini sarebbero stati valutati circa venti milioni di euro (assieme al tesserino del terzo portiere del Napoli), secondo una valutazione che non sarebbe stata in linea con le principali analisi di mercato sostenute dalle riviste specializzate. 

Questione di valutazioni, secondo la difesa del patron azzurro; questione sostanziale secondo i pm, almeno alla luce di un’informativa di pg firmata dal nucleo di polizia economico e finanziaria della Finanza: i tre calciatori azzurrini a Lille non ci sono mai andati. Non avrebbero mai indossato la maglia della squadra francese, finendo per militare in serie minori, con una traiettoria professionale decisamente locale. Una traiettoria successiva al contratto del luglio del 2020, che non può certo essere contestata ai vertici del club azzurro.

Una vicenda che oggi viene affrontato sotto il profilo penale, mentre alcuni anni fa il caso Osimhen è stato al centro delle verifiche della giustizia sportiva. Erano state apparecchiate delle plusvalenze per favorire il Napoli, nell’acquisto dell’asso nigeriano? La cessione dei quattro calciatori (per i pm plusvalutati) doveva servire a falsificare il bilancio del club azzurro. Anche da un punto di vista strettamente disciplinare non sono emersi riscontri a questa tesi. Vale infatti la pena di ricordare che il procedimento legato al contratto di Osimhen si concluse con una doppia assoluzione, in primo e in secondo grado.

L’ultimo step di questo fascicolo risale all’aprile del 2022, quando la Corte federale stabilì che non erano ravvisabili plusvalenze nel corso della definizione del contratto per l’acquisto del bomber nigeriano. Ora si attendono le mosse della Procura di piazzale Clodio, anche alla luce di un possibile deposito di una memoria difensiva da parte degli avvocati di De Laurentiis. Un documento che ripercorre gli step della compravendita di Osimhen, alla luce dei paletti finanziari posti dal presidente, delle valutazioni di mercato e - cosa da non sottovalutare - dei cinquanta milioni cash trasferiti da un conto corrente del club azzurro a quello della società transalpina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA