Dimaro, Garcia abbraccia i tifosi: «Napoli già mi piace da morire»

«Raspadori è un ingrediente in più per noi»

Rudi Garcia incontra i tifosi napoletani
Rudi Garcia incontra i tifosi napoletani
di Gennaro Arpaia
Lunedì 17 Luglio 2023, 21:50 - Ultimo agg. 18 Luglio, 17:10
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«Quando sono arrivato in città i calciatori erano in vacanza, la stagione era finita, ma ho visto Napoli tutta azzurra e non parlo solo di mare e cielo. Mi è piaciuto da morire, sapevo già della passione della città, ma è quasi una religione. E mi piace» dice Rudi Garcia, il neo allenatore del Napoli che incontra i tifosi a Dimaro nel rituale appuntamento di inizio ritiro. «Osimhen è sotto contratto con noi. Arriva domani con tutti gli altri che ancora mancano. Quando ho incontrato De Laurentiis abbiamo scoperto le stesse ambizioni. Ne abbiamo ancora, avremo una squadra di qualità. A centrocampo abbiamo tanta qualità e calciatori complementari. Conoscete voi il grupo meglio di me. Ndombelé dovremo sostituirlo: chi gioca a Napoli deve avere qualità, ma a me piacerebbe trovare un calciatore che abbia anche fisicità. So cosa significhi vincere un campionato e allenare l’anno successivo, mi è capitato a Lille. Oggi il mio compito sarà spingere la squadra per tenerla ad alto livello. Raspadori? Lui servirà come servono tutti gli ingredienti in un piatto. Ci darà sale, pepe e gol».  

La scelta di andare in panchina arriva da lontano. «Mio padre faceva l’allenatore ma non da professionista.

E l’ho visto poco da bambino. Ho provato a convincermi che questo non fosse il lavoro giusto per me, è un lavoro ingrato: se vinci, vincono i calciatori, ma se perdi allora perdi tu. Nel profondo del mio cuore, però, sapevo fosse la mia strada» ha raccontato il francese «Se una squadra gioca bene ha più chance per vincere. Il nostro obiettivo è questo. Ripartiremo dal 4-3-3 ma se ci sarà bisogno cambieremo in corsa. La squadra sarà preparata e vogliamo avere tutte le armi per poter vincere. Ripetersi in campionato o vincere la Champions? Tutte e due. Il calcio italiano oggi è cambiato rispetto a quando ero a Roma. C’è il VAR ora, che aggiusta quasi tutto. Il violino l’ho lasciato a casa e spero non serva».

 

Sul palco con lui anche due calciatori azzurri. «Vincere lo scudetto è stata un’emozione che capiremo tra tanto tempo. Si vede la gioia che abbiamo dato alla gente. Un anno fa ci volevano al sesto posto, noi abbiamo risposto con lo scudetto. L’erede di Kim lo sceglierà la società. Anche dopo l’addio di Koulibaly nessuno conosceva Kim. Sicuramente arriverà un compagno forte che ci aiuterà a vincere le partite» dice Juan Jesus dal palco «Non sono leader, ma sono tra i più grandi e più esperti. Ho giocato in grandi piazze e sono disposto a dare sempre una mano ai compagni. Conoscevo già Garcia, l’ho incontrato da avversario alla Roma. Speriamo possa fare bene anche a Napoli come ha fatto lì. È una brava persona, un professionista preparato, nel calcio serve anche questo. La Champions ci ha lasciato un po’ di amarezza, vorremmo riprovarci quest’anno. E poi a gennaio c’è la Supercoppa da giocare e vorremmo andare a vincerla».

Tornato a Napoli, anche Pierluigi Gollini ritrova i tifosi azzurri: «Quando cominci a giocare a calcio, il primo sogno è arrivare in Serie A e poi vincere lo scudetto. Ancor di più per un calciatore italiano. Ti ripaga di tutti i sacrifici fatti, è speciale. Parare rigori? È il momento con meno pressioni, se non la pari non hai colpe» le parole del portiere azzurro che ha voluto fortemente rientrare in squadra «Napoli sposa perfettamente il mio carattere. Calcio, arte, musica, c’è un amore diverso qui per noi. E quello che abbiamo vissuto l’anno scorso è la prova. Vincere qua non è come vincere negli altri posti. Quando sei in una squadra come il Napoli, è normale giocarti il posto con un compagno forte. Tutti devono essere disposti a mettersi a disposizione, con Alex Meret formiamo una bella coppia di portieri. Darò il mio meglio per giocare e dimostrare il massimo all’allenatore ma soprattutto spero che remeremo tutti insieme verso l’obiettivo. È la cosa più importante».

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