Segnare allo Stadium al 93’, dopo che la Juventus ha segnato due gol non validi ma che comunque sollecitano tutte le apocalissi calcistiche: è il capolavoro della stagione. Il Napoli diventa ufficialmente una squadra cinica, forse proprio in virtù di come è stata battuta dal Milan in Champions League. Supera l’ultimo ostacolo e ora si avvia alla scelta della domenica dello scudetto come se fosse il posto dove andare in vacanza. Zielinski ed Elmas costruiscono una azione da Napoli solito, guizzo, appoggio, e cross perfetto e Raspadori ci mette l’esperienza come per un regalo di Natale.
Si coordina come aspettava da agosto, e segna il gol più pesante della stagione del Napoli avvicina la vittoria matematica dello scudetto, regala la soddisfazione di battere la Juventus allo scadere, dimostrando di avere una tenuta mentale assoluta, ora che la stanchezza lavora i polpacci.
Raspadori, invece, capitalizza una manciata di minuti. Entra all’ottantaseiesimo, sembra disorientato, manca un pallone, prima sta troppo avanti, poi troppo indietro, infine mette a fuoco la posizione, trova il momento e punisce la Juventus, facendo chinare il capo ai bravi Di Maria e Chiesa. Raspadori dimostra di saper scegliere il momento, si trova nel momento giusto sulla sinistra tutto solo, ha il tempo di pensare a tutte le panchine, tribune, al dolore patito, allo straniamento, alla sfiducia, e poi fa un solo pacco e lo spedisce in porta alle spalle di Szczesny. Fa un gran fuoco della vecchia sventura, e dice che c’è anche il suo nome su questo scudetto. Un tempo questa contro la Juventus era la partita della stagione, il Napoli sapeva a che punto era con le ambizioni in base a questa partita, e i tifosi si regolavano come se fosse la lettura dei tarocchi sportivi.
Quest’anno no, era la Juventus che affrontando il Napoli doveva capire che speranze poteva avere, al netto di una serie di sentenze che la investiranno, per un mucchio di casini combinati. Ma sul campo poteva dire che era altro. Adesso Allegri sa che ha una squadra bambina. Tanti desideri, tanti talenti, e ancora molto da fare. Il Napoli invece sa che Raspadori è tornato, e la festa si avvicina. La capacità di governare le partite dice il livello dello spallettismo, come l’accelerazione di Zielinski segnala la sua grande stagione. Alla fine il gol di Raspadori è un riassunto della cavalcata napoletana, c’è prima un grande dribbling, poi un cross perfetto e infine una coordinazione da Tardelli. Ecco, Raspadori è parso Marco Tardelli: che sapeva far scendere il pallone. È tutto lì. Saper aspettare che il pallone cada, è come passare tra due gocce d’acqua senza bagnarsi, e poi calciare: con precisione, al netto della rabbia e dei conti da regolare con sé stessi. Raspadori l’ha fatto. Scelta dello spazio e del tempo, coordinazione, tiro. Prospettiva perfetta. Gesto purissimo. Gol. Poi si stropiccia gli occhi, e tutto lo Stadium con lui. Weltanschauung raspadoriana.