Salernitana-Napoli 0-2, il derby è tutto azzurro con Raspadori e Elmas

Dominio azzurro allo stadio Arechi con un gol per tempo

Il cerchio della felicità azzurro
Il cerchio della felicità azzurro
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Sabato 4 Novembre 2023, 17:03 - Ultimo agg. 5 Novembre, 08:32
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Davide e Golia è una storiella che viene dal passato e che con la gara dell'Arechi non c'entra nulla. La fionda non la prende nessuno qui all'Arechi e quindi il più forte vince e basta. Senza storie, ben oltre il 2-0 del 90’ (Raspadori ed Elmas), anche se Superpippo torto non ha quando si lamenta per il fuorigioco di Olivera che l'arbitro Rapuano non prende proprio on considerazione e da cui, poi, nasce il gol dell'1-0 di Raspadori. Sia chiaro, gol valido (il Var non può più intervenire per via che i granata nel frattempo avevano conquistato la palla ed erano ripartiti) ma se l'assistente Liberti alza la bandierina il gioco si ferma e chissà che succede dopo. In ogni caso, a parte l'episodio, la Salernitana ha poco a cui aggrapparsi: la buona volontà non porta a tiri in porta e neppure ad azioni di un certo pericolo. Dia a parte, la pochezza dei granata è preoccupante. Il Napoli? Quello che piace è la serenità del palleggio. Magari non proprio spettacolare, ma in ogni caso essenziale. Come i prestigiatori che nascondono il pallone agli altri. 

Il Napoli ha la gestione anche mentale della partita, nonostante i padroni di casa mostrino vigore e determinazione inedite, frutto della gestione di Inzaghi. Il punto è che il divario è abissale sotto il profilo delle qualità individuali che gli azzurri mettono in evidenza con un fraseggio a tratti esaltante in altri irritante perché tutto fumo e molto poco arrosto. Il gol arriva al 12’ con un diagonale di Raspadori sull'assist dell'uomo ovunque, Lobotka.

Azzurri discretamente padroni del campo: di sicuro, la Salernitana fa fatica ad andare alla conclusione, lavora bene con il 4-2-3-1 fino a un certo punto, poi però c'è un muro davanti al quale Dia ma anche Ikwuemesi vanno a sbattere. Se non fosse per qualche indecisione di Anguissa, i brividi per Rrhamani e Ostigard sarebbero davvero pochi. In ogni caso, è sempre il Napoli il più pericoloso là davanti, con un finale in crescendo e la parata di Ochoa sempre sullo scatenato Raspadori. 

 

Nella ripresa, stavolta, non c'è lo stesso rimescolamento di carte da parte di Garcia, il Napoli mostra il petto: al 4’ della ripresa arriva il palo di Politano. Inzaghi ordina una pressione praticamente a tutto campo, l'unica arma per provare a scardinare il bunker ordinato degli azzurri. Il derby si accende, il contropiede che sprecano Zielinski e Politano dopo un errore di Fazio, è roba da strapparsi i capelli. Il Napoli spinge e pure parecchio (Zielinski si fa respingere un tiro al 15’ da Ochoa) avendo sempre cura di non sbilanciarsi eccessivamente. Al 23' Garcia mette a riposo Kvara e Raspadori per Elmas e Simeone. Tradotto: non si esce dal 4-3-3. Cambia pure SuperPippo con gli innesti di Bohinen, Daniliuc e Stewart al posto di Ikwuemesi, Fazio e Legowski. In realtà non cambia nulla, lo spartito è lo stesso. Ed è il Napoli a mangiarsi le mani per le tante superiorità in ripartenza che non riesce a sfruttare. Il coraggio di Inzaghi è evidente, finisce con 4 attaccanti e una difesa che passa a tre perché tanto c'è poco da perdere. Ma il punto non è il numero di quelli là davanti ma di chi dà la palla. E infatti è proprio da una palla persa da Tchaouna sulla sinistra, Elmas trova l'angolo perfetto con precisione e morbidezza. Il 2-0 è risultato ovvio anche se il contropiede 5 contro uno gettato al vento al 91’ da Lobotka può essere studiato anche nelle scuole calcio. Sotto la voce: quando si perde la lucidità.

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