Emanuele Filiberto di Savoia e il Real (pasticcio) Aversa: il principe va via, anzi no

Indietro tutta dopo lo sfogo di Ragosta: «Qui non sono neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto»

Emanuele Filiberto di Savoia
Emanuele Filiberto di Savoia
di Marilicia Salvia
Martedì 3 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 4 Ottobre, 07:21
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Dove c'è un principe di solito c'è una favola, invece è una specie di melodramma quello che si dipana tra Aversa, Portici e Torre Annunziata, i tre vertici del triangolo calcistico da un paio d'anni nelle mani di Emanuele Filiberto di Savoia: tra retrocessioni, tecnici in bilico e imbarcate, non proprio un percorso tranquillo, né per gli investitori né per i tifosi. «Un gran caos», giurano nell'ambiente. Resta il fatto che l'ultimo caso - la contestazione di un gruppo di ultras del Real Aversa Normanna sabato sera, dopo che la squadra aveva subito la seconda sconfitta su due partite giocate - è stato chiuso dal rampollo di casa Savoia con serafica rapidità. Nessuna intenzione di lasciare il campo, anzi volontà ferma di continuare a credere e investire nel progetto di rinascita della squadra, quest'anno retrocessa dalla serie D in Eccellenza. Insomma si va avanti, Savoia. E pazienza se poche ore prima, sul sito della società sportiva era comparso un lungo comunicato che riferiva - con parole estremamente dure - l'intenzione esattamente contraria. «Oggi - diceva la nota - termina il nostro progetto calcistico ad Aversa, non avendo alcuna intenzione di avere a che fare con quei 10 pseudo ultras che hanno dato sfogo a tutta la loro frustrazione, senza tener conto di non essere neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto». 

Solo lo sfogo precipitoso di Lorenzo Ragosta, amministratore unico della Real Aversa, spiega il principe: una presa di posizione comprensibile «alla luce di quell'imbarazzante episodio verificatosi ieri, perché le contestazioni rientrano nella normalità, ma fare attacchi personali e minacce sono una cosa grave». E quei dieci «pseudo ultras» erano andati giù pesante, con cori ingiuriosi e frasi offensive: il tutto, è vero, per il secondo 4 -1 consecutivo (sabato in casa con la Puteolana, la settimana precedente con i cugini del Savoia) ma senza tenere per niente in conto che, come spiegato dalla dirigenza in un incontro con una delegazione di tifosi pochi giorni fa, c'è la seria intenzione di rafforzare la squadra nella sessione invernale del mercato. Da qui la volontà di consegnare il titolo al Comune, che si sarebbe dovuto mettere alla ricerca di un nuovo proprietario. «Volevamo fare un calcio importante ma a questo punto aderiamo all'invito della tifoseria di andare via. Ci stavamo sacrificando per 15 paganti e zero abbonamenti», rimarcava Ragosta. Un punto, questo, che accomuna le dirigenze di tutte e tre le società e della Casa Reale Holding che le controlla, e che da due anni sta pagando calciatori, tecnici, preparatori, magazzinieri e, per il Savoia e l'Aversa che non hanno a disposizione strutture proprie, anche lo stadio di Cardito. «Il piano di Emanuele Filiberto - dice Arcangelo Sessa, commercialista napoletano nel Cda del Savoia - va molto oltre i risultati sportivi.

Stiamo per lanciare sul mercato una speciale carta di debito, legata al circuito Mastercard, i cui proventi serviranno per finanziare Academy che formeranno nuovi talenti, che toglieranno i ragazzi dalla strada e li educheranno ai valori della lealtà e della legalità. È un progetto di ampio respiro, che punta a creare, attraverso nuove forme di finanziamento, le condizioni per un calcio pulito». Un'idea che ha entusiasmato imprenditori e professionisti napoletani divenuti azionisti della Casa Reale Holding. Tutto è partito dall'acquisto del Savoia, la squadra di Torre Annunziata che porta ancora il nome del casato di Emanuele Filiberto, e che era nelle mani della camorra. «Un affronto per il principe, che per la squadra e la città vuole un destino nuovo», dice Sessa. «L'anno prossimo grazie al Pnrr lo stadio Giraud tornerà a splendere. Contiamo di portare il Savoia in B in cinque anni e di moltiplicare gli abbonamenti». 

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Si spiega anche così la presa di posizione del principe, che non ci ha pensato due volte a smentire Ragosta. «A nome della Casa Reale Holding comunico che siamo pronti a proseguire nel nostro progetto calcistico ad Aversa», ha scritto. E non solo: «Il Cda all'unanimità ha deciso di aumentare gli investimenti destinati all'Aversa, in attesa della riapertura del mercato», con l'auspicio però «che eventi del genere non si verifichino più e che la città prenda le distanze da persone che in alcun modo la rappresentano». Il bastone e la carota, la lusinga e una ramanzina tutt'altro che velata. Per ora, di prese di distanza non si ha notizia. Ma i grattacapi per il principe non finiscono qui. Tre sconfitte su tre, il weekend non è stato il massimo per le squadre a trazione sabauda. Se l'Aversa ha perso malamente contro la Puteolana, il Savoia è stato sconfitto 1-0 in casa del Montecalcio e il Portici ne ha presi tre (a zero) dall'Igea Virtus. Morale: l'allenatore della squadra torrese, Alfonso Pepe, si è dimesso («Stiamo creando false aspettative»), l'altro, Teore Grimaldi, è stato esonerato. Chiamate una fatina, al principe serve una bacchetta magica. 

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