Nico Pirozzi racconta Ascarelli, storia di una dinastia

Pirozzi racconta una saga familiare e industriale

Giorgio Ascarelli
Giorgio Ascarelli
di Gigi Di Fiore
Sabato 11 Maggio 2024, 09:00
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Non c’è solo Giorgio Ascarelli, il primo grande presidente del Napoli che realizzò a sue spese uno stadio di proprietà della squadra. Quella degli Ascarelli-Del Monte è una ricca saga di storia familiare e industriale andata avanti per 50 anni tra la fine dell’800 e la seconda guerra mondiale. Una saga illuminante sulla storia della Napoli produttiva, raccontata da Nico Pirozzi, giornalista e studioso di storia delle persecuzioni degli ebrei, in un libro ricco e documentato, corredato da inedite foto e illustrazioni: Ascarelli - Una storia italiana (Edizioni dell'Ippogrifo, pagine 222, euro 20). 

Come una famiglia di religione ebraica decide di lasciare Roma, dove aveva già avviato una fiorente attività di commercio e produzione tessuti, per trasferirsi nella Napoli ex capitale borbonica tutta da scoprire. È Pacifico Ascarelli, garibaldino e massone, ad avviare l’attività a Napoli con i fratelli Settimio e Tranquillo.

La ditta «Pell. B. Ascarelli», dove Pell è il diminutivo di Pellegrino, padre dei tre fratelli, si afferma presto e diventa così grande da acquistare una prestigiosa sede di 5 piani al corso Umberto 174, la strada nata dal Risanamento del dopo-colera. Fare impresa non era impossibile a Napoli, se si possedevano inventiva e spirito innovativo. In pochi anni, gli Ascarelli riescono ad avere due aziende, una a Napoli l'altra a Roma, che fatturano venti milioni di lire e occupano ben 350 addetti. Nel 1904, la «Pell. B. Ascarelli» esportava prodotti in centro America, Africa e Oriente.

Storia poco conosciuta, con Pacifico che diventa nel 1892 il primo consigliere comunale a Napoli di religione ebraica, confermato anche alle successive elezioni, presidente della comunità ebraica e delle associazioni di categoria, cavaliere del lavoro. Una realtà imprenditoriale con una succursale al nord, a Busto Arsizio. L’Italia capovolta: dal Sud le imprese creano succursali al Nord. «Consegnare all’oblio la vicenda umana, politica, economica, culturale e sportiva di una dynasty di visionari, che ha rappresentato il volto migliore della città in cui sono vissuti, è uno schiaffo alla storia ma anche il peggiore dei modi per oltraggiare l'anima di Napoli» scrive Pirozzi. 

 

E ha ragione. Pacifico si sposa due volte e la famiglia si sviluppa in due rami con matrimoni intrecciati. L’azienda viene gestita dagli Ascarelli e dai Del Monte. Giorgio Ascarelli prende le redini della ditta alla morte del padre Pacifico, insieme con Alfredo Del Monte genero di Pacifico. Collezionista d’arte, pittore per hobby, socio del club nautico Italia, amante della musica, Giorgio Ascarelli si appassiona al nuovo sport del football e, da innovatore, vi trasferisce i criteri imprenditoriali che sono propri dell’azienda tessile di famiglia. È il primo presidente della neonata Associazione Calcio Napoli. Non mendica regali, agisce. E compra un terreno per realizzarvi a sue spese uno stadio di sua proprietà dove far giocare il Napoli. Muore presto e, nel mondo capovolto di questa dynasty, sarà il Comune a comprare lo stadio del Napoli e non viceversa, pagandolo solo 700.000 lire. Con la crisi del 1929, l’autarchia, le sanzioni e le leggi razziali il miracolo degli Ascarelli-Del Monte si spegne. Undici componenti della famiglia moriranno nei campi di sterminio nazisti. C’è anche Gigi Del Monte, figlio di Andrea, finito a Auschwitz. Era stato lui a iniziare lo zio Giorgio al football. «La storia degli Ascarelli proviene non da un passato remoto, ma da ieri, da quel secolo lastricato di mezze verità e totale rimozione» conclude Nico Pirozzi. 

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