Roghi agricoli e polveri sottili a Ischia, a rischio la qualità dell’aria

L’alta concentrazione atmosferica degli inquinanti è dannosa per la salute di bambini e anziani

Roghi di sterpaglie ai Maronti
Roghi di sterpaglie ai Maronti
di Ciro Cenatiempo
Domenica 15 Ottobre 2023, 12:01 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 20:24
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L’ultimo caso è del pomeriggio di ieri. L’idea di bruciare sterpaglie in località Pantano, a ridosso del litorale dei Maronti, si è trasformata in pochi minuti in un rogo che ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco. È il simbolo di un fenomeno che, dall’inizio del mese – da quando teoricamente è ammesso l’abbruciamento di materiali vegetali di risulta – sta caratterizzando vaste aree di Ischia: all’alba e di sera si crea una cappa persistente che rende l’area irrespirabile. Le denunce e le proteste, con la nascita di comitati di cittadini che, sui social, hanno lanciato da tempo l’allarme non sembrano però scalfire una pessima abitudine che contraddice il buon senso e anche le norme. Infatti le ordinanze sindacali che consentono questa diffusa pratica, prevalentemente agricola, dicono chiaramente che «è vietata la combustione nei giorni in cui le condizioni meteorologiche favoriscono il ristagno della fumosità prodotta e l’accumulo verso il basso ed impediscono la facile dispersione del contenuto particellare in atmosfera».

Con il tempo stabile, la bassa probabilità di precipitazioni, e la temperatura sopra la media si è creato un cocktail di condizioni perfetto per favorire l’accumulo di «materiale particolato aerodisperso». Le polveri sottili conosciute con  il famigerato codice «Pm10» che indica l'insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide «sospese in aria ambiente e caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera, sono oltre la soglia di guardia da un bel po’ di giorni. Queste polveri «possono trasportate anche a grande distanza dal punto di emissione, hanno una natura chimica particolarmente complessa e variabile, sono in grado di penetrare nell’albero respiratorio umano e quindi avere effetti negativi sulla salute», come spiega una nota del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

«C’è un potenziale incremento sia di mortalità che di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie nella popolazione generale. I soggetti ritenuti maggiormente esposti a tali effetti sono in particolare, gli anziani, i bambini, le persone con malattie cardiopolmonari croniche ed affette da influenza o asma; su di essi si concentrano incrementi di mortalità e seri effetti patologici a seguito di esposizioni acute a breve termine», ricorda A.

B., una signora residente nel Comune di Ischia, che ha lanciato una vera e propria campagna di sensibilizzazione in rete.

«Occorrono maggiori controlli da parte dei Comuni – aggiunge – e, soprattutto, è necessario prorogare il termine di via libera ai roghi agricoli, seguendo l’input di decisioni già prese da alcune regioni italiane come la Toscana, anche per scongiurare il verificarsi di incendi boschivi che anche a Ischia procurano danni enormi all’ambiente. Analogamente occorre limitare o vietare l’uso dei fuochi d’artificio in determinate condizioni atmosferiche».

Del resto, il codice dell’ambite, all’articolo. 182 comma 6-bis, è esplicito: «Le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali, effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti, e non attività di gestione dei rifiuti. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata. I comuni e le altre amministrazioni competenti in materia ambientale hanno la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale all'aperto in tutti i casi in cui sussistono condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10)».

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