Procede l'iter per la bonifica e l'abbattimento del "campo bipiani" di Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, complesso di alloggi in amianto realizzati dopo il terremoto del 1980. Sono ben trentacinque le istanze presentate in risposta all'indagine di mercato avviata, nelle settimane scorse, dal Comune di Napoli, proprietario del complesso di via Isidoro Fuortes.
L'istruttoria, curata dai tecnici del Servizio ‘Edilizia residenziale pubblica e nuove centralità’, ha portato all'esclusione di cinque imprese per la mancanza di requisiti formali.
Proprio questo è il punto spinoso della vicenda dei “bipiani” di Ponticelli. Gli esponenti della giunta hanno dichiarato che nessuno degli occupanti sarà lasciato in strada e hanno proposto di utilizzare alcuni beni confiscati alla camorra come alloggi temporanei. Per ristrutturare questi ultimi mesi il Comune avrebbe individuato un budget di oltre 300mila euro, come specifica Patrizio Gragnano, portavoce del comitato 'Bipiani liberi dall'amianto', il quale spiega che i tecnici comunali «stanno valutando la fattibilità di almeno una delle quattro soluzioni da noi proposte», ovvero l'utilizzo di uno degli edifici comunali abbandonati della zona orientale della città da utilizzare per assicurare un tetto agli attuali residenti del “campo bipiani”. Ciò su cui preme il comitato è il riconoscimento dello status di aventi diritto alla casa popolare. Chiedono, dunque, un atto ad hoc che dia dignità e diritti ai residenti: un punto del quale si discuterà nella riunione con gli esponenti della giunta in programma nel pomeriggio di martedì 20 luglio. Sul reperimento dei fondi necessari a mettere in sesto gli alloggi individuati e sulla programmazione degli atti insiste anche Xhesika Kolici, giovane residente dei “bipiani” di Ponticelli.
Una corsa contro il tempo tra burocrazia e difficoltà oggettive considerato il numero di residenti da ricollocare specie in un periodo di emergenza sanitaria. Il nodo fondamentale è non perdere l'importante finanziamento ottenuto dall'ente di piazza Matteotti e far partire i lavori per eliminare l'amianto e non ripetere la scena dei primi anni Duemila quando è stato smantellato un villaggio di casette in amianto posto proprio di fronte alle attuali fatiscenti residenze.
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