I maestri di strada di Napoli: «Noi lasciati soli dalle istituzioni»

«Le istituzioni locali dovrebbero mettere il loro timbro su quello che già c'è, invece non ci viene riconosciuto un ruolo»

L'ira dei maestri di strada di Napoli
L'ira dei maestri di strada di Napoli
di Giuliana Covella
Domenica 8 Ottobre 2023, 09:00
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«Lo Stato dovrebbe decidersi e in particolare il Comune di Napoli a riconoscere che esiste una esperienza solida, autofinanziata, autogestita». Così Cesare Moreno, presidente dell'associazione Maestri di Strada Onlus e tra i coordinatori del progetto Chance, intervenuto alla presentazione del libro “Psicoanalisi di Strada. L'accompagnamento al lavoro educativo con adolescenti drop out” a cura di Simonetta M.G. Adamo e Paolo Valerio, che si è tenuta a Palazzo Serra di Cassano. L'evento, organizzato dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dal Centro di Ateneo Sinapsi dell'Università Federico II con associazione italiana di Psicoterapia Psicoanalitica Infantile, Centro studi Martha Harris, Fondazione Foqus e puntOorg International Research Network, ha visto la partecipazione di Maura Striano, assessore comunale all'Istruzione e Armida Filippelli, assessore regionale alla Formazione professionale. Il libro, pubblicato da Editoriale scientifica, è incentrato sul progetto Chance che negli anni tra il 1998 e il 2009 ebbe lo scopo di riportare in classe ragazzi svantaggiati cresciuti in quartieri difficili.

«Sono 25 anni che siamo sul campo con una metodologia scientifica riconosciuta e riconoscibile - aggiunge Moreno - allora operavamo in tre quartieri di Napoli, ora in 20 scuole della VI Municipalità. Oggi non andiamo a prendere i ragazzi a casa, sono loro che cominciano a venire da noi in un edificio con 30 aule. Le istituzioni locali dovrebbero mettere il loro timbro su quello che già c'è, invece non ci viene riconosciuto un ruolo». Sulla stessa lunghezza d'onda Marco Rossi Doria, autore della prefazione al volume: «Come spesso avviene in Italia, in particolare nel Mezzogiorno, siamo pieni di progetti d'avanguardia che non hanno avuto un seguito e non sono diventati politica pubblica.

Poi quando un bisogno emerge in maniera creativa e potente come in questo caso, le classi dirigenti avvertono una sorta di minaccia nella consuetudine».

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Il libro racconta un'esperienza che è stata pionieristica nella prevenzione e nel contrasto del disagio giovanile, come spiega uno degli autori, Paolo Valerio, ex coordinatore degli aspetti psicologici dei ragazzi di Chance: «Abbiamo voluto lasciare una memoria che possa essere anche spunto di riflessione per i docenti. Oggi si parla tanto di modello Caivano ma in termini di repressione e di misure per scoraggiare la violenza. All'epoca per contrastare l'evasione i docenti la mattina andavano a prendere a casa i ragazzi e li trovavano ancora a letto, poi parlando con loro cercavano di risalire alle cause. Ancora ricordo una partita al San Paolo tra adolescenti di Barra-Ponticelli e del Rione Traiano; alla fine una giornalista fu scippata da uno di loro. Non corremmo a denunciarlo, ma ci riunimmo per capire e scoprimmo che avendo fatto molte assenze era stato allontanato. Con quel gesto aveva voluto manifestare la sua rabbia. Andammo a casa sua, lui si scusò, restituì tutto alla cronista e tornò sui banchi». Per l'assessore Filippelli «quel progetto è stato un movimento culturale, prima di essere un tentativo pedagogico, sociologico e politico di rispondere alla dispersione scolastica». Tra gli intervenuti anche l'ex senatrice Maria Fortuna Incostante: «Chanche è stata un'esperienza costruita in modo corale. Oggi va rivista per pensare a un intervento con numeri più grandi». 

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