Giovanbattista Cutolo, la sua orchestra gli dedica il concerto: «C’è il vuoto senza di te»

Il primo show della Scarlatti Young dopo l’omicidio del giovane musicista

Gaetano Russo ha diretto l’Orchestra Scarlatti Young: tanti colleghi e amici di Giogiò
Gaetano Russo ha diretto l’Orchestra Scarlatti Young: tanti colleghi e amici di Giogiò
di Giovanni Chianelli
Domenica 10 Settembre 2023, 23:00 - Ultimo agg. 12 Settembre, 07:29
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Denis è solo, in un angolo del Cortile delle statue dell’università Federico II che di lì a poco ospiterà oltre 300 spettatori, venuti ad assistere al primo concerto che la Nuova Orchestra Scarlatti esegue senza Giovambattista Cutolo, il musicista ucciso all’alba del 31 agosto scorso, in suo ricordo. Ha il vestito nero da orchestrale e un corno in mano, Denis, oltre un’ansia che lo divora: dovrà suonare senza il suo amico. «Sono teso, non avrei voluto partecipare a un concerto in sua memoria».

La serata rientra nel festival Unimusic, organizzato da tempo, ma si riempie, inevitabilmente, di altri significati: prima ancora dell’avvio ufficiale viene eseguita una trascrizione da Bach per quattro fiati composta dallo stesso Cutolo; sono in piedi davanti al pubblico, postazione insolita per i cornisti, e fa un certo effetto leggere, nel programma della serata, il nome del grande compositore tedesco accanto a quello del giovane talento partenopeo scomparso. «Giogiò era anche un compositore» ricorda Raffaele, clarinettista, che oltre a suonare con lui nelle formazioni Junior e Young della Nuova Scarlatti di Cutolo era un caro amico. Racconta: «Un giorno avevo dei dubbi, non sapevo più se avrei voluto continuare a suonare. Giogiò mi disse semplicemente “suona, è nella musica stessa la risposta”. Un insegnamento prezioso».

Molti giovani colleghi descrivono il carisma del giovane assassinato, «qualcosa di naturale e al tempo stesso unico, contagioso».

Davanti a Franco Cutolo e Daniela Di Maggio, genitori di Giovanbattista, prende parola Gaetano Russo, fondatore e direttore della Nuova Orchestra Scarlatti: «Vi chiediamo di mantenere il silenzio durante l’esecuzione delle musiche e anche negli intervalli. La grande musica nasce dal silenzio e stasera tacere è anche un atto dovuto a Giovanbattista». La raccomandazione verrà rispettata per l’intero concerto, tra gli sguardi commossi del pubblico serpeggia rispetto, solennità. Davanti all’orchestra, a terra, c’è lo striscione con la scritta che da giorni si sente ripetere, “Giovanni vive”. Subito prima del vero inizio interviene il padrone di casa, il rettore della Federico II Matteo Lorito: «Da tempo collaboriamo con la Nuova Scarlatti, quando programmammo la serata non avremmo immaginato che tinte avrebbe assunto. Da questo cortile parte un urlo che passa attraverso gli strumenti di questi magnifici giovani». 

Si esibisce la formazione Junior e la sedia che sarebbe spettata a Giogiò - l’unica dipinta di nero tra le altre in grigio - non resta vuota. E anche se un altro cornista, Angelo, dice che «nessuno può prendere il posto di Giovanbattista, mi manca molto suonare con lui», come sostituto c’è Luca Martingano, il suo maestro, quello che lo vide «entrare che era un nanetto, a 14 anni, e dopo poco tempo diventare il gigante che conosciamo. Non volevo esserci, non ho ancora davvero realizzato: se ci sono lo faccio per lui. Era come un figlio e un amico, oltre che un allievo, aveva le mie chiavi di casa. Me l’ha fatta trovare pulita per il mio ritorno, poco prima di andarsene». Quello che è successo non è da legare a Napoli, sostiene: «Parliamo di un crimine contro l’umanità che è successo casualmente qui. Come se avessero ammazzato un angelo, lui con la violenza non aveva niente a che fare». È visibilmente turbato, Martingano, ma ci tiene lo stesso a stabilire un concetto: «Non era un bravo ragazzo perché è morto. Era un bravo ragazzo, anzi tra i migliori che ho mai incontrato, e basta». 

 

Salvatore, che suona il violino, racconta aneddoti dall’ultimo concerto di Giogiò a Paestum: «Eravamo quelli incaricati di portare le pizze ai musicisti e ridevamo molto perché da ogni scatolo rubavamo una piccola porzione per noi. Dove c’era lui c’era l’allegria». Il programma va avanti, tra Charpentier e Sibelius, Mozart e Beethoven, altre grandi passioni di Giogiò. Leonardo, 18 anni, di lui dice che «se ne coglieva immediatamente il grande estro e il futuro professionale, da grande musicista, che avrebbe avuto». Tocca al sindaco Gaetano Manfredi: «Per me è complesso parlare, Russo venne da me quando ero rettore a chiedere spazi; ospitammo la Nuova Scarlatti a San Marcellino, vedo ora uomini che ho conosciuto da bambini. Giogiò era impossibile non notarlo, alto come era». Poi aggiunge: «Oltre a essere un ottimo musicista era una persona speciale, impegnato; perderlo è una ferita aperta per la città. Ma è nei momenti peggiori che dobbiamo decidere di fare, affinché gli altri ragazzi possano vivere in una città sicura e che offre occasioni di lavoro». 

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Le note del “Coriolano” di Beethoven portano verso il finale, Russo incita le persone a seguire la musica classica: «Studiatela, cercate di coglierne l’importanza. Se la gente ci starà accanto le istituzioni non potranno che rendere ufficiale il nostro impegno. Tocca a noi costruire un mondo di bellezza». Al termine tutto il pubblico è in piedi per l’applauso finale che dura molti minuti. Oggi il festival Unimusic continua con un altro concerto in memoria di Cutolo nella cornice barocca della chiesa dei SS. Marcellino e Festo, dalle 20.

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