Massa Lubrense, poiana torna a volare: ferita dai bracconieri, salvata dal Wwf

La poiana liberata dai volontari del Wwf
La poiana liberata dai volontari del Wwf
Lunedì 7 Novembre 2022, 16:02 - Ultimo agg. 17:20
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Torna a volare una poiana impallinata nella frazione di Torca, a Massa Lubrense, recuperata dagli ambientalisti del Wwf Penisola sorrentina. Solo uno dei milioni di uccelli migratori in viaggio verso sud osservati dagli appassionati di birdwatching che osservano questo straordinario ed emozionante fenomeno, oltre agli scienziati che ne studiano i percorsi. Ma non tutti guardano al mondo alato con uguale sensibilità e c’è ancora chi fa il «tiro al bersaglio» mettendo nel mirino gli esemplari in volo, anche se protetti dalla legge, o chi non esita a catturarli e a ucciderli, alimentando il lucroso giro d’affari che ruota attorno alla caccia e all’avifauna.

È quanto accaduto proprio alla poiana "sorrentina" (buteo buteo, il nome più tecnico) che, dopo una lunga degenza nel centro recupero Fauna selvatica del Frullone di Napoli e dopo un complesso intervento chirurgico ad un’ala e la successiva riabilitazione, finalmente può spiccare di nuovo in volo: liberata nei pressi del “Pino Sentinella” in via Meta Amalfi alle falde del monte Vicalvano.

«Il fenomeno della caccia senza regole è duro a morire - commenta Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno - la poiana ha un’apertura alare di quasi un metro e mezzo e non si può confondere con nessuna altra specie cacciabile: chi l’ha colpita, lo ha fatto deliberatamente.

Purtroppo, è diffuso il fenomeno dell’uccellagione. Molti esemplari non ce la fanno a sopravvivere allo stress e all’agonia delle famigerate reti in nylon da posta utilizzate per la cattura. E, quando il bracconiere arriva a “tirar giù”  le prede, spesso trova solo cadaveri. Uccelli morti dopo una lenta agonia nel tentativo di liberarsi. Ma poco importa: c’è sempre il mercato parallelo di prede da cucinare o, nel caso di rapaci notturni, rigogoli, gheppi, sparvieri, da imbalsamare e rivendere a collezionisti sul mercato clandestino». Senza trascurare che «le reti da posta sono uno strumento anacronistico e non selettivo di cattura e, per questo, vietate dalla legge. Quanto ai volatili sopravvissuti, non andrà di certo meglio: ad attenderli ci sarà una vita in anguste gabbiette, per allietare con il loro canto i propri carcerieri o per essere usati come richiamo per attirare in trappola altri uccelli».

Secondo Birdlife International, con 5,6 milioni di uccelli uccisi illegalmente ogni anno, l’Italia è la seconda classificata nel triste campionato del bracconaggio nel bacino del Mediterraneo, subito dopo l’Egitto. Nonostante la costante diminuzione dei cacciatori nel paese, quest'attività continua a rappresentare una delle principali cause di perdita di biodiversità e diffusione delle illegalità. Non solo. Uno studio commissionato dal Wwf dimostra come in coincidenza del periodo della caccia aumenta in maniera esponenziale il numero di esemplari appartenenti a specie protette (soprattutto rapaci) che vengono ricoverati nei centri di recupero animali selvatici.

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L’Unione europea ha più volte sollecitato l’Italia ad adottare misure concrete di contrasto alle illegalità venatorie mirate. Nulla però è stato ancora fatto. Per questa ragione, la commissione ha finanziato il progetto Life Swipe, di cui il Wwf Italia è partner. Obiettivo: rendere più efficaci le azioni di contrasto ai crimini contro la fauna selvatica, migliorando la consapevolezza e la capacità delle autorità pubbliche, anche attraverso il potenziamento dello scambio di conoscenze con magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine e con tutti coloro che hanno un ruolo attivo nelle azioni di investigazione e persecuzione dei crimini contro la fauna selvatica, aumentando la cooperazione nazionale e transfrontaliera. 

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