A Ischia torna l’arte di Maraniello con i «Ri-tratti» al Castello

A Ischia torna l’arte di Maraniello con i «Ri-tratti» al Castello
di Ciro Cenatiempo
Sabato 16 Luglio 2022, 13:49
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C’è grande attesa per l’evento-clou dell’estate culturale del Castello Aragonese di Ischia. Si inaugura questa sera alle ore 21 presso la Chiesa dell’Immacolata, nel cuore dell’area monumentale dell’antica isola-fortezza, la mostra «Ri-Tratti» di Giuseppe Maraniello, organizzata dall’associazione «Amici di Gabriele Mattera» guidata da Nicola e Cristina Mattera. L’esposizione è curata da Giorgio Brandi con il patrocinio del Circolo Georges Sadoul e sarà visitabile fino al 18 settembre (tutti i giorni, dalle 9 al tramonto).

Scultore di fama internazionale, napoletano trapiantato a Milano, Giuseppe Maraniello torna a Ischia dopo un po’ di anni dall’ultima antologica ospitata alla Torre Guevara, per consolidare un legame prezioso e affettuoso, tant’è che le sue opere  «entreranno a far parte della nostra collezione permanente – spiegano Nicola e Cristina Mattera – per celebrare e riconoscere il lavoro ostinatamente avviato e svolto nei decenni per difendere, diffondere e promuovere la cultura da parte di nostro padre Gabriele, con una presenza originale, indelebile e duratura».

«I Ri-tratti sono enormi volti che sembrano plasmati dalla natura, nei quali apparentemente esili forgiature in bronzo incorniciano ampi vuoti, suggerendoci lineamenti solo accennati da rami sottili e nodosi, inaspettatamente fragili e resistenti insieme. Segni pittorici e al tempo stesso scultorei.

Disegni, come scarabocchi fantastici, che magicamente diventano forme solide».

La mostra, di fatto, è il dono di un artista a un luogo profondamente amato. Ed è un po’ una sfida lanciata agli avvolgenti, apparentemente disumani e imponenti candori architettonici della Chiesa dell’Immacolata. E preannuncia una sorta di gioco itinerante e iterativo. Maraniello conferma le recenti scelte concettuali e una proverbiale ibridazione formale, esalta la propria «ri-trosia» al ritratto tradizionale e soprattutto all’autoritratto, e apre contemporaneamente uno spiraglio alla «ri-flessione» e alla cifra della leggerezza e dell’ironia, «prerogativa esclusiva dell’uomo». Così, un po’ «ri-trattando», concede margini d’interpretazione a chi vi intravede la rappresentazione di sé con ampi cenni autobiografici.

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