Autonomia differenziata, mille emendamenti. Ed è scontro nel comitato per i Lep

Le opposizioni all'attacco dopo le relazioni della Banca d'Italia e dell'Ufficio parlamentare di Bilancio

Il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini e il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli
Il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini e il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli
Marco Espositodi Marco Esposito
Martedì 27 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:01
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Quando era all'opposizione, Roberto Calderoli per fermare una riforma presentò 82 milioni di emendamenti costruiti con un algoritmo. Era il 2015. Ora che il tema è l'autonomia differenziata, i senatori dell'opposizione hanno deciso di evitare il contrappasso e limitarsi a qualche centinaio di emendamenti al disegno di legge. La scadenza per presentarli è domani per cui è possibile che nel conteggio finale saranno almeno 600; forse ci avvicinerà a mille, compresi quelli delle forze di maggioranza, che non mancheranno.

In ogni caso non sarà un confronto di routine: le relazioni della Banca d'Italia e dell'Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) hanno dato forza tecnica a chi teme lo spezzatino dei servizi e la perdita di competitività del sistema Italia, al punto che il Partito democratico ieri ha presentato, con prima firma il senatore Andrea Giorgis, piemontese, un testo di riforma della Costituzione proprio sul tema del regionalismo. E non basta. È ormai scontro aperto nel Comitato Lep (Clep) voluto da Calderoli e presieduto da Sabino Cassese, nel cui ultimo incontro plenario l'ex ministro e padre della devoluzione Franco Bassanini ha fatto mettere a verbale la sua contrarietà al metodo finora seguito.

Ma andiamo per ordine.

Quattro senatori - Peppe De Cristofaro per Sinistra-Verdi, Mariastella Gelmini per Azione-Iv, Andrea Giorgis per il Pd e Alessandra Maiorino per i Cinquestelle - hanno scritto al presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama per chiedere un tempo extra per scrivere gli emendamenti, visto che le voluminose relazioni di Bankitalia e Upb sono arrivate solo pochi giorni fa. Si vedrà la replica di Alberto Baldoni, esponente di Fratelli d'Italia, attento finora a mantenere un ruolo di equilibrio. In ogni caso un nutrito pacchetto di emendamenti da parte delle quattro opposizioni è pronto, con il Pd che recupererà il suggerimento del presidente italiano dei costituzionalisti, Sandro Staiano, di procedere con legge delega, sia pure solo sul tema specifico della definizione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Viene accolta anche la sostanza dell'indicazione di Massimo Villone, altra figura di spicco della scuola costituzionale della Federico II, sulla delimitazione a priori delle funzioni regionalizzabili. Si specifica anche che le indicazioni votate dal Parlamento sono vincolanti per l'Intesa Stato-Regione. I Cinquestelle hanno al momento un file con 150 emendamenti, Sinistra-Verdi un centinaio e Azione-Iv una cinquantina, all'insegna della gradualità e della definizione (con finanziamento) dei Lep. Ci saranno anche emendamenti delle forze di maggioranza a partire da Fratelli d'Italia, compagine sotto osservazione perché in passato molto critica verso gli eccessi del regionalismo e adesso vincolata dal patto di governo con la Lega a procedere nell'attuazione dell'autonomia differenziata. Ma, proprio per questo, FdI ha messo a punto pochi e qualificati emendamenti, con l'obiettivo di rispondere ad alcune criticità evidenziate nelle audizioni e in particolare evitare che il finanziamento della maggiore autonomia in un territorio sottragga risorse a un'altra Regione. Un principio in sé corretto ma che bisognerà verificare se è stato declinato in termini generici oppure tecnicamente efficaci. Il tema, come ha spiegato l'Upb, è che se la Regione autonomista prende per sempre una percentuale fissa di un'imposta nazionale, si può trovare negli anni una somma extra che inevitabilmente sarà sottratta al riequilibrio territoriale.

Calderoli però ha sempre detto che lui si limita ad attuare la Costituzione, la quale in effetti è stata riscritta nel 2001 con una certa superficialità, anche linguistica, su iniziativa del centrosinistra. Ora però è proprio il Pd a proporre una riforma di quella riforma, con pochi precisi obiettivi. Il primo è far tornare statali due materie, le «grandi reti di trasporto e di navigazione» e la «produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia». Altre materie come l'istruzione e la sicurezza del lavoro restano tra quelle concorrenti ma senza la possibilità di regionalizzazione. Inoltre si prevede che per attuare la riforma occorra una legge quadro di rango costituzionale.

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Proprio sui livelli essenziali delle prestazioni ci sono scricchiolii in seno al Comitato presieduto da Cassese. Oltre a un'uscita di prestigio, quella dell'ex ministro Anna Finocchiaro, c'è una visione diversa fra il presidente Cassese e la coppia Giuliano Amato-Franco Bassanini (nel 1980 erano entrambi nel Psi). Bassanini nel corso dell'ultima riunione plenaria ha fatto mettere a verbale le sue posizioni critiche sull'autolimitazione del Clep a discutere solo poche funzioni di diretta competenza regionale, in una materia peraltro che è di esclusiva competenza parlamentare e dove invece il governo intende procedere con atti amministrativi. Cassese ha accolto in parte i rilievi di Bassanini, perché in questi giorni sta formando un sottocomitato per individuare a largo raggio i Lep. Ma la partita è tutta in corso ed è chiaro che quando Cassese, in base a una nota di lavoro in discussione, immagina che nei Dpcm ci sia solo un criterio generale di misurazione degli standard di ciascun servizio e che poi in concreto siano dei semplici decreti ministeriali a entrare nel dettaglio si sottrae al Parlamento un compito che invece rientra fra le funzioni legislative esclusive. 

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