Allarme anoressia, si abbassa l'età: casi già a otto anni

Il neuropsichiatra infantile Emilio Franzoni: «Nelle famiglie deficit di attenzione e ascolto, i figli rifiutano di mangiare per essere visti»

Allarme anoressia, si abbassa l'età: casi già a otto anni
di Maria Lombardi
Giovedì 11 Gennaio 2024, 07:15 - Ultimo agg. 07:37
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Mal di cibo, già da piccoli. La “guerra” agli alimenti comincia sempre più presto, il rifiuto di mangiare è ormai un’emergenza anche per i bambini.

«Ho avuto in cura anche una bambina che aveva cominciato a soffrire di anoressia già a sei anni. Un caso ancora isolato. Ma sicuramente, negli anni, l’età dei pazienti si è andata abbassando. Nel 1995 faceva notizia il ricovero di una quattordicenne, adesso si ammalano anche bambini di 8, 10 anni».

Il professor Emilio Franzoni, neuropsichiatra infantile, già direttore della Unità Operativa di Npi e disturbi del comportamento alimentare al policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, invita le famiglie a fare prevenzione.
Cosa possono fare i genitori?
«Tanto per cominciare, dovrebbero regalare meno giochi e più tempo. E poi mangiare con i figli almeno la sera, dedicargli attenzione e ascolto, giocare insieme. L’anoressia nella maggior parte dei casi è fame d’amore. La bambina anoressica sta chiedendo di pensare a lei».
Un’emergenza che dall’adolescenza è passata all’infanzia. Perché?
«I bambini sono sempre più soli, il Covid ha accentuato questa tendenza all’isolamento. Abituati ormai a vivere incollati agli smartphone anche piccolissimi. C’è un grave deficit di attenzione e comunicazione nelle famiglie e questo alla lunga crea disagi. Negli anni passati la maggiore incidenza dei disturbi del comportamento alimentare si concentrava nella fascia di età tra i 14 e i 24, 25 anni. Adesso è dai 10, 11 in poi. Il movente è lo stesso: il disagio che si soffre di fronte al non essere riconosciuti e amati. Colpisce spesso bambine molto brave e sensibili, talmente brave che i genitori non le vedono e le trascurano. A un certo punto si stancano di essere invisibili e decidono di farsi vedere attraverso il blocco del cibo».
Quali sono gli altri segnali che devono allarmare i genitori?
«La difficoltà relazionale a casa e fuori. Questi bambini non giocano con gli altri e faticano a socializzare. Il rifiuto del cibo si accompagna alla chiusura nei confronti dei coetanei e a cambiamenti e sbalzi di umore. In alcuni momenti sono rabbiosi e in altri amorevoli. L’anoressia può manifestarsi con il rifiuto improvviso di mangiare cose che prima erano di gradimento o con il calo progressivo dell’alimentazione. La prima cosa da fare, di fronte a questi comportamenti, è rivolgersi al pediatra e soprattutto allo psicologo o allo specialista che abbia conoscenze di queste problematiche in modo da individuare le strade da percorrere».
I bambini guariscono più facilmente?
«Generalmente sì, il bambino quando sente parlare di ospedale e ricovero ha più paura rispetto a un adolescente. L’anoressia è una malattia nella quale bambini e adolescenti si sentono bene e non calcolano le conseguenze che può portare. La malattia li protegge dalle difficoltà della vita, dalla paura di crescere e affrontare il mondo. Alcuni specialisti parlano di autismo anoressico».
Cosa vuol dire?
«Gli anoressici spesso hanno atteggiamenti simil autistici, preferiscono restare isolati ed evitare i contatti con gli altri. Pensano: chi me lo fa fare ad uscire dal guscio della malattia ed entrare nel mondo che non mi ama? Il disagio porta alla depressione, compagna di viaggio dell’anoressia».
Ne soffrono più bambine che bambini?
«Nella preadolescenza i numeri sono quasi equivalenti, con una leggera prevalenza di bambine.

Poi, le ragazze sono la maggioranza e i ragazzi il 10%, in aumento comunque rispetto ad anni fa quando erano appena il 2%».

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