Napoli-Inter, Mazzarri contro Inzaghi: i maestri della difesa a tre

Walter non torna indietro e conferma il 3-4-3

Walter Mazzarri
Walter Mazzarri
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 21 Gennaio 2024, 08:00 - Ultimo agg. 16:03
4 Minuti di Lettura

Una fila di cammelli lambisce l'orizzonte, mentre di colpo si fa sera. Sulle dune del deserto soffia vento fresco mentre Walter Mazzarri mostra alla squadra, nel quartier generale del Four Season, come l'Inter ha passeggiato con la Lazio. Due modi di vedere il calcio, profondamente mutati nel tempo: il vecchio e il giovane che però hanno entrambi ben chiare le cose, ovvero che il progetto lo fanno i campioni, il resto è letteratura. Forse, Walterone lo ha capito in ritardo ma alla fine, dopo aver rischiato seriamente il posto di traghettatore, ha messo mano. E solo perché, aziendalista, aveva promesso a De Laurentiis che avrebbe fatto di tutto per andare avanti con quel progetto tecnico che già con Garcia aveva mostrato delle crepe. E invece dopo l'abiura al 4-3-3 ha virato alla difesa a tre o cinque. Ora, pensare che possa cambiare proprio domani sera è una mezza follia: non può farlo non solo perché l'Inter lo ha impressionato contro Sarri e poi perché, sotto il profilo numerico, non è che le cose sono cambiate chissà come. Resta l'emergenza, perché i due nuovi magari verranno convocati ma certo impensabile una chiamata in prima linea fin da domani. Insomma, questo passa il convento e Mazzarri finalmente lo ha capito. D'altronde, visto che gli piace rivedere le partite del passato, anche quel Napoli-Inter del Maradona del 3 dicembre (0-3) che lo fece saltare dalla panchina per i presunti errori arbitrali, sembra lontano anni luce da questo Napoli. Simone prima era solo quello bello mentre Walter era il tecnico perennemente tormentato, pieno di bizze. Mazzarri ha fatto riportato nel Napoli la restaurazione, non certo il vecchiume. Ha vinto la qualità di una squadra totale, antica e moderna insieme. Che ha sposato il catenaccio e il contropiede mostrando una tradizione che sa rinnovarsi. Inzaghi, invece, dopo anni di sofferenze, ha capito che anche l'occhio vuole la sua parte: e lo ha fatto proprio al cospetto di Sarri e del sarrismo (che pare essere svanito proprio come il sole dietro le due di Riad).

Contropiede contro transizioni. Il gioco di Simone Inzaghi è il frutto di un pressing che viene esercitato in maniera collettiva e che viene cercato in punti sempre più alti del campo come è accaduto in maniera netta contro la Lazio di Maurizio Sarri.

Quello del Napoli è un contropiede che nasce da una squadra di tiene un baricentro basso e che utilizza la velocità dei propri esterni che utilizza come perni di costruzione sfruttando anche la qualità. Due metamorfosi. In cui quello che conta, domani sera, è di indovinare d'un colpo tutti i registri e le tonalità, alternandoli come si deve. Il fresco di Riad sta regalando maggiore tonalità nel lavoro delle due squadre: le gambe finalmente solide, il passo che torna sicuro. Per Mazzarri l'Inter è il passato: ha lasciato Napoli proprio per iniziare l'avventura in nerazzurro. Forse, se ne è pentito. Non era il suo ambiente. Il calcio corre verso il futuro e verso i cambiamenti. Napoli e Inter, adesso, sono diverse. 

Sarebbe il classico re di coppe (di Supercoppe ne ha collezionate già quattro) se non avesse perso quella più importante, contro il Manchester City di Guardiola. Inzaghi vuole un'altra incoronazione, al cospetto del Napoli. Certo, perché gli piace l'idea che la sua Inter possa aver raccolto le capacità del Napoli di Spalletti di dominare avversari e avversità. E allora per l'uomo delle coppe (ne ha vinte sette di vario genere tra Lazio e Inter) questa finale di Supercoppa può essere la grande occasione. E perfidamente gli mettono regolarmente in conto gli scudetti persi negli ultimi due anni. Il primo, in particolare, quando l'Inter effettivamente buttò via un capitale, perdendo il derby di ritorno e dando il via alla cavalcata del Milan. Beppe Marotta ha sentenziato: «Inzaghi è il nostro leader, con lui puntiamo alla seconda stella dell'Inter». Non parole al vento: all'allenatore, a inizio della cavalcata, è stato ufficialmente prolungato il contratto fino al 2025 a 5,5 milioni netti a stagione. Ecco, da una parte un traghettatore, dall'altro uno che lavora a un progetto. Ma il primo, a differenza di Simone, sa bene che questa per lui può essere una esperienza magica, irripetibile: tornare a vincere una coppa dopo 12 anni di digiuno. Ma quest'Inter non sembra avere particolare compassione per Mazzarri che questa coppa vuole andarsela a prendere. Sia pure con il suo stile poco moderno: contropiede e difesa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA