Napoli-Inter 0-1, nella Supercoppa Italiana la beffa più amara

Decisiva l'espulsione di Simeone al 60’

L'espulsione di Simeone da parte di Rapuano
L'espulsione di Simeone da parte di Rapuano
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Martedì 23 Gennaio 2024, 06:00 - Ultimo agg. 19:21
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Per il suo coraggio sarebbe stato il Napoli a meritare la Supercoppa. E anche per la beffa subita, che non è il gol di Lautaro al 91’ ma il rosso dell’arbitro Rapuano a Simeone che ha ridotto gli azzurri in 10 e rovinato la finale. Blindato da Mazzarri con una linea a cinque, il Napoli ha retto bene l’impatto con l’Inter, che venerdì scorso nel primo round di Supercoppa aveva fatto tre gol alla Lazio. Pochissimo gli azzurri hanno concesso (e onestamente poco hanno fatto là davanti): l’idea di base era quella di recuperare e ripartire, provando a sfruttare la rapidità di Kvara e Politano. Ma alla mezz’ora s’è iniziata un’altra partita, perché il Napoli si è trovato in inferiorità numerica: Rapuano ha estratto due volte in cinque minuti il cartellino giallo per Simeone, molto discutibile la prima ammonizione per un intervento su Calhanoglu, subito dopo quella a Barella. Mazzarri s’è alzato dalla panchina urlando «vergogna», rivedendo tutti i fantasmi della Supercoppa di 12 anni fa a Pechino, quella conclusa con la vittoria della Juve dopo una pessima prestazione dell’arbitro Mazzoleni e dei suoi collaboratori.

Passi per il secondo giallo a Simeone (fallo su Acerbi a centrocampo), non per il primo che ha fatto infuriare il Napoli. Il designatore Rocchi chiede rispetto per i suoi uomini ma certi arbitraggi, specie quando sono in gioco tanti milioni e non soltanto un trofeo, lasciano l’amaro in bocca e alimentano veleni di cui il calcio italiano non ha bisogno in questo periodo.

Giusto condannare atteggiamenti sbagliati e parole fuori luogo, ma il rispetto si deve conquistare sul campo, caro Rocchi.

Seppure ingiustamente ridotto da Rapuano in dieci il Napoli ha resistito, non ha perso la testa e si è spinto con coraggio a caccia dei rigori, con un potenziale offensivo che si era abbassato dopo le sostituzioni di Kvara e Politano, tirati fuori un po’ troppo presto da Mazzarri. La beffa è arrivata purtroppo quando si confidava nei meritati rigori, con un tocco di Lautaro a centro area che ha fatto infuriare nuovamente il tecnico azzurro rientrato negli spogliatoi. Era difficile resistere in dieci alla super Inter e il Napoli lo ha fatto. Si deve ripartire da qui, anche se i problemi - di organico - rischiano di incidere sulla prossima trasferta in casa della Lazio: saranno assenti Kvara, Simeone e Cajuste per squalifica e dall’infermeria non arrivano buone notizie. 

 

Inter e Napoli si rituffano nel campionato dopo la combattuta Supercoppa. Devono recuperare terreno. Per i nerazzurri c’è da recuperare il primo posto, conquistato dalla Juve, in vantaggio di un punto. Ben diverso lo scenario per gli azzurri, a tre punti dal quarto posto ma con quattro squadre davanti. E una di queste è la Lazio, l’avversaria di domenica all’Olimpico, quella di Sarri mister 91 punti che inflisse a Garcia la prima sconfitta al Maradona, facendo vacillare le poche certezze del francese. Uno scontro diretto per la zona Champions, da affrontare (e vincere) senza fare tanti altri discorsi per risalire dal nono posto. L’aria dell’Arabia Saudita e il cambiamento tattico deciso da Mazzarri hanno fatto bene al Napoli, c’è un maggiore senso di compattezza in una squadra che sbandava troppo. È quanto deve essere riservato adesso in campionato, aspettando la conclusione del mercato che ha già portato a un parziale ridisegno dell’organico e il rientro di Anguissa e Osimhen dalla Coppa d’Africa. Capiremo nelle prossime partite se le due partite della Final four di Supercoppa rappresentano il punto di svolta.

Prima dell’inizio del secondo tempo a Riad è stato ricordato con un minuto di silenzio Gigi Riva, l’eroe di un altro calcio e di un altro mondo, un uomo del Nord che rifiutò la Juve dopo aver vinto lo scudetto a Cagliari. I tifosi più anziani avranno ricordato il suo gol, con un tuffo di testa, al San Paolo il 22 novembre del ‘69, quello che valse la qualificazione ai Mondiali che furono leggenda. «Giocare a Napoli mi dava gioia», raccontava Riva, molto legato ad Antonio Juliano. Il loro tempo non finirà mai.

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