Osimhen a Dimaro, sorrisi e rinnovo

Nuovo contratto entro metà agosto

Victor Osimhen a Dimaro
Victor Osimhen a Dimaro
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Mercoledì 19 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:08
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Achille Osimhen ha un punto debole. E non è il tallone. Lo si è capito quando ha messo piede sul campo di Carciato, accolto da ululati di gioia e grida che neppure Vasco Rossi o gli U2 quando fanno la loro apparizione sul palco prima di un concerto. Il punto debole sono i tifosi: lui si mette la mano in faccia sentendo le loro urla, sorride imbarazzato, saluta con la mano passeggiando a passi brevi, si copre il capo quasi come se si vergognasse. E guarda il pubblico come a dire «ma davvero ce l'avete con me?». Ma sì, diciamo che dopo un simile abbraccio, Victor Osimhen, il bomber del Napoli e della serie A, è un pochino più vicino alla sua permanenza in azzurro. È il leader assoluto e se ne aveva qualche dubbio, se lo è tolto. Il più amato. L'applausometro parla chiaro: non è un exit pool, dice che non c'è nessuno che lo insidia. Eppure ieri pomeriggio, dopo che il caldo ha concesso una tregua (almeno qui è persino piovuto), sono apparsi proprio tutti gli eroi dello scudetto. E Garcia li ha visti tutti assieme, per la prima volta. La stella è Osimhen, anche se pure Kvara e Di Lorenzo hanno avuto un gran bel benvenuto. E qui un coro non viene risparmiato per nessuno. D'altronde, è il primo abbraccio con la squadra campione d'Italia, la prima volta dopo lo scudetto che possono essere ammirati quasi a portata di mano. E non è un caso che nel prossimo week end la capienza dello stadio verrà ampliata perché si attende una presenza record. 

 

Il presente, per prima cosa. È arrivato ieri scortato dal suo agente Roberto Calenda.

Il quale ha visto i primi passi del suo fenomeno da bordo campo. L'auto del nigeriano è piombata proveniente dall'aeroporto di Bolzano attorno alle 15 nel quartier generale di Dimaro. Garcia, come ha fatto con tutti quelli che si sono aggregati in ordine sparso (in nottata sono arrivati Raspadori e Rrhamani, poi in mattinata Meret, Lobotka e poi via via tutti gli altri), è andato da lui per salutarlo e dargli il benvenuto. C'è poco da fare: era il più atteso di tutti. Ovvio, nessuno pensava che non sarebbe venuto. Anche se qualcuno ricordava il calvario dell'estate di Higuain sfociato con il passaggio alla Juventus. Ma Osi è fatto di altra pasta: qui sta bene, benissimo. Lo ha detto e lo ha ripetuto. Questa è casa sua e questa è la sua gente: è come se 45 giorni non fossero mai trascorsi dalla festa al Maradona per la conquista dello scudetto. Il suo passato vincente e il suo carisma valgono come fideiussioni per questo Napoli. E la presenza di Calenda fa capire che ci sono ancora tante cose da discutere anche per il suo futuro. Non bisogna piegare particolare resistenze, come Uri Geller i cucchiaini, ma l'intesa per un eventuale rinnovo non è così alla portata di mano. Ed è chiaro. Non è impossibile ma neppure lì dietro l'angolo. Perché ballano un bel po' di cose, ma c'è un aspetto che lascia tranquillo il Napoli: l'offerta «super indecente» non c'è. Né Calenda l'ha portata in dote, né l'ha annunciata: perché il Psg per il momento è sparito di scena dopo aver illuso di essere pronto a fare follie per la stella della serie A e aver fatto intendere di essere pronto a sborsare 110 milioni. E il Real Madrid pure non è andato oltre a qualche sondaggio. Dunque, tentazioni non ce ne sono. E il Napoli, visto che Osimhen ha ancora due anni di contratto, non ha certo fretta a blindarlo. Certo, se resta deve rinnovare perché nel 2025 va in scadenza e non può certo iniziare la stagione con solo due anni di contratto. E poiché tutti gli indizi al momento portano in questa direzione (ma il mercato dei campionissimi non è ancora partito), prima o poi la questione del prolungamento arriverà sul tavolo. Come lo è da tempo. Ora non c'è da parte del Napoli particolare fretta: e Calenda ha lasciato capire di essere pronto a discutere, magari senza neppure rinviare la discussione a settembre. Anche adesso, se c'è l'offerta giusta. Ma qual è la proposta di Calenda? Sicuro i 4 milioni attuali sono pochi. Il Napoli può fare una eccezione al tetto di ingaggi a 2,5 milioni di euro. Ma fino a quanto alzerà l'asticella?

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Però Calenda, che è stato ospite a bordocampo del Napoli, ha glissato quando Mediaset ha provato a chiedergli se i tifosi del Napoli potevano stare tranquilli: ma lui ha deciso di non rispondere e di tirare dritto. Poteva anche sbilanciarsi, non lo ha fatto. Ed è un silenzio perlomeno imbarazzante. Osimhen ha svolto il lavoro in palestra e quando è uscito, per ultimo dal terreno di gioco, aveva con sé la solita radio gigante dei rap anni 80 e la musica a palla. Ma lo stadio era ormai vuoto. Ah, una curiosità: quando Anguissa sfila a torso nudo sul campo di Carciato, si capisce bene perché Garcia sarebbe pronto ad andare alla guerra con lui al suo fianco. 

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