Napoli-Milan, Spalletti chiama il popolo come Diego ma stavolta deve finire in altro modo

Stop ai silenzi e alle contestaizoni: la posizione senza equivoci del tecnico

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Giovedì 13 Aprile 2023, 10:46 - Ultimo agg. 14:15
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«Quel che ho visto al Maradona contro il Milan non lo riuscirò mai a capire: se succede al ritorno, vado via dalla panchina e me ne torno a casa». Alla sua maniera, Luciano Spalletti ha lanciato un messaggio ai tifosi in vista della partita di ritorno di Champions. Il Maradona dovrà essere una bolgia martedì 18 per spingere il Napoli - sotto di un gol, privo di Anguissa e Kim squalificati e con Osimhen che, se rientrerà, non sarà ovviamente al massimo - verso la qualificazione alle semifinali. Si può con il supporto del pubblico, di tutto lo stadio, anche di quelle curve che hanno scelto il silenzio raggelante o le contestazioni furiose nella partita di campionato, vinta dal Milan per 4-0.

Il messaggio di Spalletti ci ha ricordato quello che lanciò Maradona ai microfoni della tv napoletana Canale 34 il 25 aprile del 1988, sei giorni prima della sfida Napoli-Milan di campionato. «Neanche una bandiera rossonera voglio vedere allo stadio, neanche una».

Sentiva, Diego, che la squadra era in sofferenza e che l'impatto contro l'armata di Sacchi rischiava di provocare effetti disastrosi sull'esito della stagione. E questo accadde ma dopo una partita in cui i 90mila del San Paolo non persero una battuta, incoraggiando la squadra.

Ecco, questo vuole vedere Spalletti. Che nel suo messaggio, lanciato dalla sala stampa del Meazza, è stato preciso. I tifosi devono fare i tifosi e farsi sentire nel momento cruciale del percorso Champions. Alla vigilia di Lecce-Napoli aveva detto: «Non voglio entrare nelle cause perché non le conosco, ma se vogliamo che quel "tutto per lei" non sia solo uno slogan è chiaro che dobbiamo tutti essere disponibili a tendere la mano per venire ad un punto di incontro». Gli unici a dover tendere la mano per spingere la squadra sono i tifosi in protesta per la questione degli striscioni e dei bandieroni, non altri, non il presidente De Laurentiis o il questore Giuliano. E questo deve essere chiaro in una città che già teme gli effetti delle feste scudetto e deve esserlo anche per quei tifosi eccellenti che hanno chiesto a De Laurentiis di fare un passo verso le curve, tra questi uomini di legge che sorvolano su un dettaglio non irrilevante a nostro avviso: l'inchiesta per violenza privata ed estorsione della Procura di Napoli su quanto accaduto in Curva B nell'amarissima sera del 2 aprile.

 

Si faccia sentire Napoli martedì 18. E  in quella bellissima maniera che l'ha resa unica.

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