«L’unica soluzione per risolvere il problema è la “scoppetta”. Altri rimedi non ce ne sono. Solo con gli abbattimenti si possono limitare i danni da cinghiali». Ne è convinto Vincenzo originario di Polla. Aveva sei anni quando ha iniziato ad andare a caccia con il papà. Oggi a distanza di oltre 50 anni è uno dei 400 selecontrollori del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni. Due giorni fa insieme ai colleghi, provenienti da tutta l’area protetta, ha raggiunto il Centro della Biodiversità del Parco a Vallo della Lucania per un primo incontro con il commissario del Parco Marcello Feola. L’emergenza cinghiali rappresenta una delle problematica più forte a cui le comunità del Parco al momento devono far fronte. Feola insieme al presidente designato, Giuseppe Coccorullo e al direttore Romano Gregorio, ha convocato i selecontrollori per un momento conosciuto e di ascolto. I cinghiali hanno ormai invaso il Parco del Cilento. Gli ungulati distruggono intere coltivazioni e sono sempre più frequenti gli incontri ravvicinati nei centri urbani, laddove si spingono alla ricerca di cibo. La proliferazione dei cinghiali è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. I selecontrollori appositamente formati dall’Ente Parco con corsi durati sei mesi e una prova finale, hanno un compito ben preciso. Abbattere i capi in eccesso. Possono agire tutto l’anno e in determinate aree definite dal Parco.
LA RICHIESTA
I selecontrollori hanno illustrato alla nuova governance del Parco le loro perplessità ed avanzato precise richieste. «Occorre innanzitutto meno burocrazia» hanno ribadito.