Omicidio Marzia Capezzuti da Nisida il 15enne arrestato chiede della madre-assassina

Interrogatori di garanzia per i tre arrestato per l'omicidio di Marzia Capezzutti: i genitori e il figlio minorenne non rispondono al gip

Una delle ultime immagini di Marzia Capezzuti ancora viva
Una delle ultime immagini di Marzia Capezzuti ancora viva
di Petronilla Carillo
Sabato 22 Aprile 2023, 06:20 - Ultimo agg. 23 Aprile, 10:15
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Barbara Vacchiano e Damiano Noschese non danno segni di pentimento. Sono tranquilli e negano di aver ucciso Marzia Capezzuti. Lo negano di continuo con tutti, anche con chi all’interno del carcere di Fuorni chiede cosa sia accaduto, ma ieri mattina hanno deciso di non rispondere alle domande del gip Alfonso Scermino. Entrambi difesi dal legale di fiducia, l’avvocato Pierluigi Spadafora, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Lo stesso ha fatto il loro figlio quindicenne con il gip Alfinito, interrogato alla presenza dell’avvocato Francesco Rocciola, detenuto presso l’istituto di pena minorile di Nisida. Su sollecitazione del giudice minorile che ha tentato di farlo aprire e parlare, ha negato la sua confessione nella video chiamata Instagram con la sorella Annamaria Vacchiano. E ha respinto qualsiasi addebito. 
IL MINORENNE
Aveva quattordici anni il ragazzino quando - secondo le risultanze investigative della procura i Salerno - sarebbe stato coinvolto dalla madre nell’omicidio di Marzia. Sarebbe stato lui, su richiesta del genitore ad andare a controllare se si era «addormentata». Quattordici anni all’epoca e già due reati sulla sua fedina penale: un episodio di spaccio e l’addebito per un concorso nel furto di uno scooter. Per questo motivo era stato messo alla prova in un comunità ma anche qui aveva saputo creare dei problemi, facendo amicizia con un ragazzo più grande, e bullizzando uno degli ospiti. Per questo era ritornato in istituto di pena. Ma da lì sapeva di poter sentire la mamma, quella stessa donna della quale ora chiederebbe incessantemente. La mamma con la quale vorrebbe confrontarsi anche prima di dire una sola parola. È lei la persona della quale, nonostante tutto, il 15enne continua ad avere più fiducia. Al di là di quello che è accaduto. Ora stanno tutti cercando di fargli capire che non può sentire la mamma e che la posizione dei due genitori è molto seria. Ma lui non riuscirebbe ad afferrarlo anche a causa di quale problema di attenzione ed apprendimento che sarebbero state certificate anche da un punto di vista sanitario. E forse proprio queste sue fragilità potrebbero aver permesso ad una personalità forte come quella della madre di gestire il suo percorso. 

Tutto sembrava piuttosto chiaro su cosa fosse accaduto a Marzia Capezzuti già quando sono arrivate le prime segnalazioni della ragazza in stato di forte indebolimento con il viso tumefatto e quei capelli strappati. Quando, in pratica, Marzia era ancora viva e qualcuno dei vicini di casa dei Vacchiano-Noschese l’ha ripresa in un video. Sarebbero partite allora le prime segnalazioni ma nulla è cambiato.

Tutti sapevano anche che Marzia veniva chiusa in uno sgabuzzino quando i carabinieri andavano a controllare Vito Vacchiano ai domiciliari, ma quello sgabuzzino non è mai stato preso in controllato. E c’è poi il nodo della lunghezza dei tempi per il riconoscimento di Marzia.

Nelle carte dell’inchiesta si parla di un dente trovato accanto al cadavere che avrebbe consentito l’individuazione del dna di Marzia. Eppure sono passati oltre 4 mesi perchè venisse data certezza che quel corpo era davvero della ragazza. Punti che saranno sicuramente chiariti nel corso del dibattimento o di altre indagini, dal momento che ci sono alcune posizioni di indagati che ancora non sono state chiuse. 


Intanto nella mattinata di ieri Tatiana Bellizzi e Barbara Di Palma, entrambe giornaliste Rai, croniste dei programmi Ore 14 e la Vita in diretta, sono state aggredite da Paolo Squitieri, compagno di Annamaria Vacchiano dinanzi alla casa degli orrori in via Verdi a Pontecagnano. La ragazza era andata per consegnare i cani del fratello Vito, in carcere per evasione, ai servizi veterinari perché soli in casa da due giorni, quando il compagno si è scagliato contro le due professioniste che chiedevano di poter parlare con Annamaria. «Con minacce, sputi e spintoni si è cercato di fermare chi fa informazione al servizio dei cittadini» commentano il sindacato dei giornalisti della Rai e il cdr Deoi che stigmatizzano l’accaduto. Solidarietà anche dal movimento Giornalisti uniti per la Campania. Claudio Silvestri del Sindacato Giornalisti della Campania è pronto invece a dare «sostengo alle colleghe con il nostro pool di avvocati».

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