Ortofrutta a peso d’oro, anche a Salerno aumenti fino al 40%

Cifre da capogiro nei supermercati, tanti consumatori ripiegano sui mercati. Costi raddoppiati nelle località balneari: «Non bastavano i rincari sull’ospitalità»

Frutta e verdura
Frutta e verdura
di Barbara Cangiano
Domenica 20 Agosto 2023, 07:00 - Ultimo agg. 21 Agosto, 09:54
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Fare il pieno di vitamine costa. Tanto, anzi tantissimo, perché frutta e verdura hanno subìto, nelle ultime settimane, rincari spropositati, pari, stando alle valutazioni degli addetti ai lavori, al quaranta per cento nelle città e al cinquanta nelle mete balneari. Acquistare pesche e pomodori equivale a un aperitivo vista mare. Per i prodotti leggermente fuori stagione come le ciliegie, bisogna prevedere una spesa simile a una pizza gourmet al ristorante.

Colpa delle strategie di marketing adottate dalla grande distribuzione, perché, al netto di speculazioni individuali, gli agricoltori assicurano di avere prezzi calmierati da almeno ventiquattro mesi, nonostante il caro bollette. E i consumatori corrono ai ripari, privilegiando, per una volta, i negozi di vicinato e i mercati rispetto ai market all’ingrosso, dove i pomodori schizzano fino a tre euro al chilo e oltre, le pesche a cinque, le prugne tra i cinque e i sei, le ciliegie a nove. Chi è in vacanza, tra Cilento e costiera amalfitana, si è trovato, nell’arco di poche settimane, a dover spendere quasi tre euro al chilo per zucchine e melanzane, idem per le percoche che schizzano fino a quattro euro a seconda della grandezza, sette euro per i fagiolini e poco meno di quattro euro al chilo per l’uva. Cifre record, che pesano non poco sui bilanci familiari già strozzati dall’impennata degli affitti estivi che hanno spinto molti a rinunciare alle ferie di prossimità per optare per mete estere, come Croazia, Grecia e Albania, dove, dal lettino all’appartamento, i costi sembrano ancora piuttosto contenuti. I dati non sono puramente empirici e confermano un trend che va avanti già da diversi mesi. Secondo l’Osservatorio di Mercato di Cso Italy sulla base delle rilevazioni effettuate da GfK Italia, ciascun italiano, indipendentemente dall’età, ha consumato nei primi tre mesi dell’anno quattro chili in meno di frutta e verdure sul 2019 e quasi due chili in meno sul 2022. La tendenza dei consumi domestici di ortofrutta fresca si conferma negativa anche nel primo trimestre di quest’anno, con gli acquisti da parte delle famiglie italiane fermi a 1,27 milioni di tonnellate, pari ad un calo sullo stesso periodo del 2022 dell’otto per cento. Nel caso dell’ortofrutta, il prezzo medio di acquisto su base trimestrale segna un più otto per cento nel 2023, rispetto al primo trimestre 2022.  Allungando il confronto a cinque anni, il differenziale aumenta fino a raggiungere il più ventuno per cento. Nel trimestre, la frutta è stata acquistata per un volume complessivo di 644mila tonnellate, una quantità notevolmente inferiore sull’anno 2022 (meno dieci per cento), che pure aveva segnato un forte ribasso. «Questa estate sono letteralmente impazziti - sbotta Milena Fiorillo - Sono in vacanza ad Acciaroli e già il soggiorno ci è costato quanto un super viaggio all’estero. Andiamo di rado al ristorante, avendo due bambini piccoli, e speravamo di cavarcela facendo un po’ di economia. Purtroppo non è così, perché i pochi punti vendita che ci sono nelle vicinanze fanno a gara per lanciare prezzi irragionevoli. Pagare tre o quattro euro al chilo per dei banali pomodori da insalata grida allo scandalo. E non siamo persone a caccia di primizie, perché lì ci sarebbe da accendere un mutuo. Ci salvano i mercati o le trasferte che periodicamente fa mio marito a Salerno». L’impennata dei costi dell’ortofrutta è stata un toccasana per i venditori ambulanti autorizzati. «In questo momento, siamo noi i primi ad aiutare le persone in difficoltà - racconta Aniello Ciro Pietrofesa dell’Anva, associazione nazionale venditori ambulanti - Rispetto alle cifre propinate dalla grande distribuzione i nostri prezzi sono a dir poco concorrenziali. Sia perché in ogni area mercatale ci sono almeno venti stand che non possono perdere la clientela, sia perché c’è la necessità di vendere tutta la merce entro la mattinata. Certo, non so fino a quando potrà durare se nessuno interverrà per calmierare i costi, ma un dato è certo: gli aumenti hanno fatto scoprire i mercati anche a chi abitualmente non li frequentava». È il caso di Michela Moschella: «Per questioni di tempo prima mi infilavo in un supermercato e compravo tutto quello che mi occorreva. Adesso, avendo notato gli aumenti, mi sono dovuta ricalibrare». 
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