Cagliari-Napoli 1-1, Raspadori e Osimhen le uniche note liete

E Jack critica i compagni: «È mancata la cattiveria»

Jack Raspadori
Jack Raspadori
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 26 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16:13
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Due tiri, due gol. Di tutto il resto, Victor Osimhen se ne infischia beatamente: dove il resto sono le critiche per aver rifiutato persino di andare in panchina con il Genoa. Mica si sente in colpa, il grande fuoriclasse azzurro: era stanco e ha chiesto di non giocare. E chissà se ha compreso la lezione del capitano Di Lorenzo che invece ha preso il trolley e si è imbarcato per Cagliari pure se squalificato. Victor ora ha un altro pensiero: in questi due mesi deve spingere il Napoli in alto. La paura al momento del cambio, svanisce nel dopo gara: era solo stanco. Non dovrebbe avere problemi fisici ma guai a sbilanciarsi troppo con la fragilità dei muscoli di Osimhen che ha abituato a ogni tipo di imprevisto. Stamane, magari, se ne saprà di più. Con lui, in campo, è un altro Napoli, per pressione offensiva e tutto il resto. Insomma, mister 120 milioni torna a far segnare il Napoli in trasferta dopo 3 mesi esatti (l'ultima volta a Bergamo, era la prima di Walterone) e sicuramente questa è la cosa che fa felice il suo clan. Si tiene stretto i gol e i primati personali che gli consentiranno, la prossima estate, di scegliersi la soluzione migliore per la sua carriera: dalla sua stagione d'esordio in Serie A (2020/21) solamente Harry Kane (24) ha segnato più gol di testa di Victor Osimhen (18) nei cinque principali campionati europei. Lo riporta Opta.

Questo Napoli non è né bello né efficace, ma per carità mica davvero c'era chi pensava che Calzona fosse uno a metà strada tra il Mago Merlino e il Mago di Oz. Sono sei giorni che è al Napoli. In ogni caso, meno male che è tornato al gol in campionato Osimhen che l'ultima rete l'aveva segnata proprio al Cagliari al Maradona prima di eclissarsi a metà dicembre. Nel dna del nigeriano c'è il gol. Per lui quello che conta è solamente la meta, non il percorso: dunque segnare. Lui dimostra ogni volta che può che fa parte di quel genere di talento che non ha bisogno di tempo ma di momenti. Basta avere pazienza dell'attimo, e l'attimo lo trova sempre, con il Barcellona e con il Cagliari. Due tiri e due gol. La croce addosso va a quei due là davanti, Simeone e Politano che si sono divorati i gol della tranquillità. E colpisce che sia proprio Jack Raspadori a fare mea culpa, come se il calcio fosse un gioco simile al football americano, fatto di difesa e attacco. «È mancata la volontà di voler chiudere la partita», dice l'autore dell'assist per Osimhen.

Certo, lui era uscito al 34’ del secondo tempo e a tirare fino all'ultimo sono stati gli altri. Pure Kvara è stato cambiato un'altra volta. Sarà pure vero che il ds Meluso si è bevuto (lo ha spiegato a Dazn) che «al momento del cambio con il Barcellona era arrabbiato con se stesso e non con Calzona» ma Ciccio lo ha sostituito senza badare ai gradi da generale conquistati nel passato. 

 

«Io credo che la cattiveria in campo l'abbiamo messa tutti: è mancata un pizzico di volontà a chiudere la partita perché siamo stati imprecisi a chiuderla. E fa arrabbiare prendere il gol così ma parte da tutto dai nostri errori in attacco». Ecco, nonostante il buco difensivo che serve a ricordare, ogni volta, i disastri fatti nel mercato dei difensori (Natan è rimasto comodamente in panchina), Jack punta l'indice sugli errori di Politano e Simeone a due passi da Scuffet. «È stata una settimana intensa, con nuove idee: ci sono difficoltà da affrontare ma lo abbiamo fatto con voglia. Io conosco solo la strada del lavoro, sappiamo che abbiamo difficoltà e che in questi momenti senza risultati che contano. E quando non arrivano, è anche più difficile lavorare. Ma sappiamo quali sono i nostri obiettivi». Raspa è sereno, è stato tra i migliori, è tornato titolare dopo l'eclissi in cui è precipitato con Mazzarri. Sia pure come ala destra. «Sono tante le cose in cui migliorare. Loro una reazione dovevano averla, ma noi non siamo calati. Questo pareggio ci fa arrabbiare tanto. Cosa bisogna sistemare? Sicuramente l'ordine in campo quando non abbiamo la palla. Motivo per cui facciamo fatica a trovare le posizioni giuste». Si fa fatica, vista la fossa delle Marianne che c'è tra il Napoli e la zona Champions, credere davvero che Raspadori pensi che sia un traguardo raggiungibile: «Sicuramente è complicato però finché avremo un minimo spiraglio io sarò il primo a crederci. E anche i miei compagni hanno la stessa idea». Il pari è il crollo di ogni cosa. Pure della speranza. 

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