L'industria conciaria, e con essa il distretto di Solofra, sbarca in Cina tra le innovazioni e la ricerca made in Italy in un settore su cui in oriente c'è da sempre grande attenzione. L'Unione nazionale industria conciaria ha portato all'attenzione dei player cinesi la produttività dei distretti conciari. Presso l'Istituto di tecnologia della moda di Pechino, prestigioso istituto pubblico di istruzione superiore, è stata inaugurata una mostra dedicata al comparto. Un modo per comunicare e valorizzare l'eccellenza, la bellezza di un modello produttivo che somma tradizione, artigianalità, creatività, design e tecnologie raccontando ogni aspetto del materiale pelle, del suo ciclo di produzione e l'approccio green in costante miglioramento. Con l'allestimento espositivo «The beauty of the italian tanning industry» si percorre la pelle da quando entra, grezza o semilavorata, in una conceria italiana e ne esce trasformata in materiale ad altissimo valore, promuovendo anche l'autorevolezza del settore per essere di richiamo e interesse verso la pelle italiana in termine stilistico, sostenibile e futuribile.
L'allestimento si configura come un percorso attraverso cui il pubblico si muove, percorrendo fisicamente il processo conciario, scoprendone tutti i dettagli chimici e tecnologici, vivendo materialmente tutte le fasi del processo. Una esposizione che evidenzia tutte le virtù circolari di un prodotto, la pelle, e di un'industria, quella conciaria italiana, che vive di innovazione e responsabilità. L'appuntamento cinese ha fatto il paio con un'altra importante iniziativa promossa sempre dall'Unic, e dal suo direttore generale Unic, Fulvia Bacchi, che ha presentato in Senato le istanze del settore e le eccellenze della pelle italiana. «Il settore conciario è entrato negli ambienti del Senato -spiega il direttore Bacchi- ed è importante perché getta le basi per creare un gruppo di lavoro e porre attenzioni maggiori sul nostro settore conciario».
Il dialogo è stato avviato nella riunione intergruppo Parlamentare Moda a Roma.