«Usura ai danni di un commerciante»: dopo la denuncia scatta il terzo arresto

L'uomo colto in flagrante

Altro arresto per usura
Altro arresto per usura
di Giovanna Di Notte
Venerdì 12 Gennaio 2024, 10:42
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Tre arresti in tre giorni. L'accusa è sempre la stessa: usura ai danni di un commerciante del centro caudino, che ha denunciato i suoi presunti strozzini alle forze dell'ordine. Dopo il 57enne di Montesarchio e il 50enne di Rotondi, mercoledì sera i carabinieri hanno fermato un 50enne di San Felice a Cancello. Salgono dunque a tre le persone finite ai domiciliari. A.D.A. è stato colto dai militari in flagranza di reato: aveva appena riscosso 200 euro da un negoziante 53enne e i militari dell'Arma sono intervenuti proprio subito dopo la consegna delle banconote. Inoltre, l'abitazione del 50enne di San Felice a Cancello era stata perquisita qualche giorno fa ma in quella circostanza non era stato trovato nulla. Dunque, l'uomo era stato già attenzionato. Gli ultimi tre arresti per presunta usura rientrano nella stessa indagine ma, a quanto pare, non ci sarebbe alcun collegamento tra le persone finite in manette, ovvero A.S. di Montesarchio, C.F. di Rotondi (entrambi incensurati) e A.D.A., della provincia di Caserta, che, invece, era già noto alle forze dell'ordine.

La vittima, però, sarebbe sempre la stessa: il gestore di una lavanderia situata nel centro cittadino.

Il commerciante, stando alle prime ricostruzioni fornite dagli inquirenti, avrebbe chiesto dei soldi in prestito durante l'emergenza pandemica, visto che stava attraversando un periodo di difficoltà economica. L'uomo ha riferito ai carabinieri che la somma da restituire ai suoi creditori sarebbe poi notevolmente aumentata nell'arco di pochi mesi, in alcuni casi triplicata, e per questo motivo ha deciso di denunciare tutto alle forze dell'ordine. Versione smentita, però, dal 57enne di Montesarchio e dal 50enne di Rotondi, durante i rispettivi interrogatori che si sono svolti ieri mattina presso il Tribunale di Benevento. L'imprenditore incensurato (A.S.), che lunedì sera è finito ai domiciliari, ascoltato dal gip Vincenzo Landolfi e difeso dall'avvocato Claudio Barbato, ha respinto l'accusa spiegando che, su richiesta del negoziante, gli ha prestato una somma di denaro nel 2019, cifra che non sarebbe mai stata saldata del tutto.

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Anche l'operaio di Rotondi, difeso dagli avvocati Giovanna Coppola e Gerardo Perna Petrone, ha sostenuto di aver prestato 2.500 euro al 53enne, considerati i rapporti di amicizia che li legavano. Anche in questo caso, come sostiene C.F., l'importo dovutogli sarebbe stato restituito solo in parte. Nel frattempo, sono stati convalidati gli arresti domiciliari per i due indagati caudini e nei prossimi giorni verrà ascoltato anche il 59enne finito in manette mercoledì. Si continua, dunque, a indagare su una vicenda che in settimana ha scosso la comunità caudina. 

 

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