Caserta, la grande fuga dei medici
dal «118»: da dieci ridotti a quattro

Caserta, la grande fuga dei medici dal «118»: da dieci ridotti a quattro
di Ornella Mincione
Giovedì 11 Marzo 2021, 08:14 - Ultimo agg. 17:35
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Grido d'aiuto dai camici bianchi del 118 di Caserta. «Abbiamo richiesto ai nostri rappresentanti sindacali di poter discutere con i vertici dell'Asl di Caserta della situazione che stiamo vivendo, ora più che mai difficile da sostenere», dicono. Ed ecco che l'altro ieri Cgil Funzione pubblica, Uil Fpl, Anaao Assomed, Fvm e la Cisl Medici Campania hanno protocollato una richiesta di incontro urgente con tre punti all'ordine del giorno: «emergenza Covid 19 e disfunzioni connesse; gestione del personale medico; gestione degli interventi in emergenza».

A spiegare i tre punti sono gli stessi medici che salgono a bordo delle ambulanze della provincia di Caserta. «Diversi mesi fa sono stati attuati gli accorpamenti funzionali, ovvero il medico operativo alterna la sua presenza in postazioni limitrofe.

E' il caso di Trentola Ducenta e San Cipriano d'Aversa, Mondragone e Castel Volturno e le due ambulanze di Caserta». Fin qua è concepibile che si voglia ottimizzare il personale medico disponibile, «ma le cose si complicano se si tiene conto che tanti dei medici convenzionati stanno richiedendo il trasferimento, se non sono già andati via per conto loro dimettendosi dal servizio».

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Ad esempio a Caserta, spiegano ancora gli operatori che richiedono di mantenere l'anonimato, «di dodici medici che dovrebbero essere attivi, ora ne sono rimasti quattro». I numeri sono da considerare su una turnazione di 24 ore. Questa situazione ha una ricaduta non indifferente sul sistema assistenziale emergenziale in piena pandemia. «Quando all'intervento si reca la postazione senza medico, solo con l'infermiere, quest'ultimo non si assume responsabilità di prendere decisioni circa la diagnosi o la terapia e quindi preferisce trasportare il paziente in Pronto Soccorso. Ovviamente da qui la conseguenza è l'intasamento di ambulanze, visto che tale scenario si presenta per diverse postazioni, anche in contemporanea».

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Gli accorpamenti sono in atto già da diversi mesi ma, stando ai commenti dei medici del 118, nelle ultime due settimane, con l'aumento di pazienti in condizioni più critiche, è diventata un'organizzazione più pesante per gli operatori del servizio e, di riflesso, anche per i punti emergenziali ospedalieri. I medici lamentano soprattutto la carenza di personale che diventa sempre più esiguo viste «le tante rinunce che si stanno verificando da diversi mesi a questa parte e che non accennano a diminuire, tanto che diversi camici bianchi hanno già dato il preavviso di cessare il proprio incarico tra i mesi di aprile e maggio», continuano gli operatori ormai allo stremo. Inoltre, a questa nuova organizzazione in cui il medico alterna la propria presenza tra due postazioni di territori limitrofi, si aggiungono difficoltà logistiche.

Prima fra tutte quella legata alla sanificazione del mezzo: «dobbiamo andare a Caivano e bisogna aspettare molto, per non parlare del viaggio per andare e tornare. Si tratta di tempo che viene di fatto sottratto agli interventi. Senza considerare che alcune ambulanze si occupano anche di trasferimenti banali di pazienti, per cui attendevamo delle ambulanze dell'ente de La Misericordia di Caivano che in realtà non sono mai state consegnate». Tantissimo lavoro diviso in 22 postazioni dell'intero territorio provinciale, non tutte munite di medici operativi, ma che intervengono anche soltanto con l'infermiere. Considerando che in emergenza Covid il 118 è primo punto di riferimento, insieme ai medici di medicina generale, per gli utenti, va da sè che il grido di allarme degli operatori diventa fondamentale non solo per il 118 in sè, ma anche l'assistenza dell'emergenza Covid.
 

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