Musicista ucciso a Napoli, parla il killer di Giogiò: «Vedevo tutti i giorni sparare tra i vicoli»

Sull’arma del delitto spunta un’ipotesi: «Usata per due stese poche ore prima»

Il feretro di Giogiò
Il feretro di Giogiò
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 7 Settembre 2023, 23:55 - Ultimo agg. 9 Settembre, 09:00
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Come ha imparato a impugnare un’arma? Quando ha imparato a fare fuoco? Risposta da brividi: «Vedo tutti i giorni sparare, dalle parti mie, ai Quartieri spagnoli». Già, ma chi gli ha dato la pistola? «L’abbiamo trovata sotto a una macchina, me l’ha data “omissis”, l’ho presa io, perché volevo venderla nella zona di “sopra le mura” (zona Mercato, ndr). Parola del giovane killer di Giogiò. Parola del 16enne in cella per l’omicidio di Giovanbattista Cutolo, il musicista colpito a morte lo scorso 31 agosto, mentre cercava di difendere i propri amici aggrediti da un gruppo di giovani malviventi.

Tra questi, c’è lui, il babykiller, sul quale sono in corso le indagini, su un punto in particolare: gli inquirenti sono infatti al lavoro per capire se l’arma usata per uccidere Giogiò sia stata già utilizzata per altri delitti. Sullo sfondo, c’è un’ipotesi choc: il giorno prima, ai Quartieri Spagnoli sono state consumate due stese, due rappresaglie armate, nel probabile tentativo di rimarcare il proprio radicamento all’ombra di Montecalvario.

E c’è un’ipotesi choc, che ruota attorno a un interrogativo: il ragazzino che ha ucciso Giogiò aveva già fatto fuoco? Aveva usato la sua arma, come soldatino nella interminabile girandola di stese che avvelenano il centro cittadino? Al momento non ci sono riscontri in merito, ma le verifiche sono in corso, anche alla luce di quanto ha dichiarato - tra non poche contraddizioni - il giovane assassino nel corso dell’interrogatorio reso al pm Francesco Regine.

Torniamo alla storia dell’arma. Dice di averla ricevuta da un amico, anche se la mattina del 31 agosto, al momento dell’omicidio, il 16enne ha estratto la pistola dalla cintola. La teneva all’altezza dei pantaloni, come appare evidente dal video acquisito dagli inquirenti.

Proprio mentre Giovanbattista Cutolo stava avendo la peggio, ricevendo colpi di sgabello da un amico dell’assassino, il 16enne ha estratto la pistola. E lo ha fatto anche in modo impacciato, dal momento che impiega qualche attimo di troppo per tirare fuori l’arma. Il resto è storia drammaticamente nota: spara le prime due volte al petto, una terza volta alle spalle. Poi va a casa a giocare a carte con un amico, fino ad essere avvisato dal padre che c’era «un morto a piazza Municipio». Ma torniamo alla domanda di fondo, quella relativa al possesso dell’arma: «Non sono bravo a sparare», ha detto provando a ridurre il peso della propria responsabilità rispetto all’omicidio del giovane musucista, ma «vedo tutti i giorni sparare nei Quartieri spagnoli. L’abbiamo trovata sotto una macchina, aveva già i proiettili, avevamo pensato di andarla a vendere».

 

Inchiesta condotta dalla Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, sotto il coordinamento di due uffici di Procura: oltre al pm minorile Regine, è al lavoro il pm Danilo De Simone, a cui tocca il compito di valutare il ruolo dei tre amici del minorenne nel corso dell’aggressione degenerata nell’omicidio. Come è noto, erano in tre accanto all’assassino, anche se la cerchia di conoscenti (tutti maggiorenni) all’esterno del bar era decisamente più ampia.

Si valutano, da un punto di vista giuridico, quali possono essere le conclusioni investigative nei confronti dei tre maggiorenni che hanno accompagnato il 16enne. Intanto, si cercano riscontri sui rapporti tra le due stese e l’arma del delitto. Si lavora sui proiettili, per vedere se sono compatibili con la pistola impugnata dal 16enne, in uno scenario investigativo che fa i conti con le decine di bande (o paranze) armate che avvelenano la zona dei Quartieri spagnoli. 

Video

Ma torniamo a quanto avvenuto all’interno del pub di piazza Municipio, all’alba del 31 agosto. Decisiva fino a questo momento la ricostruzione offerta grazie al video ricavato dal sistema di videosorveglianza interna. Appare chiaro che c’è un gruppo di giovani che aggredisce alcuni coetanei. Tutto ha inizio con una richiesta da parte di un’amica di Giogiò di parcheggiare meglio lo scooter all’esterno del locale, poi all’interno del pub uno dei malviventi spruzza la maionese sulla testa di un cliente della paninoteca. Ne nasce un litigio nel quale gli aggressori brandiscono uno sgabello a mo’ di spranga.

Un’aggressione grave, che degenera quando il 16enne (amico dei facinorosi) decide di entrare in gioco: impugna l’arma che aveva nascosta nei pantaloni, spara e uccide. Esattamente come dice di aver visto fare «ogni giorno ai Quartieri spagnoli». 

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