Soldi ai partiti, via libera alla sanatoria. M5S protesta: «Un furto»

Soldi ai partiti, via libera alla sanatoria. M5S protesta: «Un furto»
di Claudio Marincola
Giovedì 15 Ottobre 2015, 08:36 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 08:37
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ROMA - Il Senato ingrana la quinta è in meno di due ore scioglie il nodo che teneva in sospeso il destino e il trattamento economico dei dipendenti dei partiti. Approvati tutti gli articoli del ddl Boccadutri che aveva già ottenuto il via libera della Camera. Poste le condizioni quindi per sbloccare i rimborsi per il 2013 e il 2014. É un voto che scendendo nel dettaglio vale 10,7 milioni per il Senato, 8 milioni per la Camera. La stesse cifre verranno elargite nel 2016 ma ridotte, come prevede la legge, del 25%, fino al totale azzeramento per gli anni successivi. La commissione di garanzia incaricata di controllare i bilanci verrà dotata del personale e delle risorse necessarie.

LA PAGLACCIATA

Trattandosi di soldi ai partiti, il voto di ieri ha scatenato - quasi un riflesso condizionato - la reazione dei senatori del M5S. Hanno protestato poco prima dell'intervento in Aula di Matteo Renzi. Il capogruppo Gianni Castaldi ha sollevato una grande cartello: la riproduzione di una gigantesca carta di credito con su scritto “Boccadutri card”. Il grillino Airola ha rischiato l'espulsione. E il premier qualche minuto dopo - approvate due risoluzioni in vista del Consiglio europeo di oggi - ha definito la contestazione «una pagliacciata».

Il via libera è arrivato con 148 sì, 44 no e 17 astenuti senza modifiche rispetto al testo della Camera. La legge 96 del 2012 prevede che per aver diritto ai rimborsi si segua una procedura trasparente: la supervisione di una commissione di garanzia sugli statuti e il controllo dei rendiconti dei partiti.



BANDIERA BIANCA

A voler complicare le cose però a volte ci si rimette, specie se il diavolo ci mette lo zampino. Il relatore Miguel Gotor ha ripercorso tutto l'iter del provvedimento. La commissione, composta da cinque magistrati del Consiglio di Stato, è stata creata ma non messa in condizione di operare. Senza organico e senza risorse, i magistrati nel giugno scorso hanno alzato bandiera bianca motivando in una lettera l'impossibilità di un corretto controllo delle scritture contabili. Un caso limite, se vogliamo. Visto che nel frattempo i bilanci dei partiti - tutti ad esclusione dei 5 Stelle che non hanno presentato nessun documento contabile scegliendo di non maturare il diritto ai rimborsi - hanno certificato il loro bilancio. Del provvedimento votato ieri beneficeranno circa duecento dipendenti, alcuni in cassa integrazione da tempo, eppure alla fine Mauro Del Barba, tesoriere del Pd, sembrava più infastidito che contento: «Ogni volta che si tocca il tema dei finanziamenti ai partiti qualcuno ritiene di poter montare una fiction dal copione prevedibile e stantio che prescrive la totale mistificazione della realtà», ha spiegato prendendosela con i grillini,

il senatore pd. E ancora: «I bilanci ora sono presentati per tempo con tutte le pezze giustificative, corredati da certificazione pari ai bilanci delle società che si quotano in borsa. Un'autentica rivoluzione di cui noi del Pd siamo orgogliosi protagonisti».



I democrat accusano dunque i grillini. Che a loro volta con il capogruppo Castaldi ribattono: «L'unica pagliacciata che vediamo è quella di un presidente del Consiglio che mentre parla di immigrazione in Senato, atteggiandosi a grande statista, fa finta di nulla sulla porcata che il suo Pd ha votato». Fin qui lo scontro. Slitta intanto di almeno un mese quello sulle Unioni civili. Le tensioni con gli alleati Ncd e l'ostruzionismo in Commissione hanno spinto Renzi a prendere tempo. C'è prima il caso-Roma da risolvere.