Anna Borsa uccisa dall'ex a Pontecagnano,
la fuga di Alfredo con un proiettile in testa

Anna Borsa uccisa dall'ex a Pontecagnano, la fuga di Alfredo con un proiettile in testa
di Petronilla Carillo
Giovedì 3 Marzo 2022, 06:15 - Ultimo agg. 4 Marzo, 12:08
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È ricoverato nella sezione detentiva dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, Alfredo Erra. È sedato e guardato a vista dalle forze dell’ordine. In attesa di intervento perche, prima di lanciare a terra la pistola, dopo aver ammazzato Anna e ferito Alessandro, il nuovo compagno della giovane, si è sparato un colpo alla testa. Il proiettile è ancora nel suo cranio e i sanitari stanno valutando le sue condizioni per poterlo operare. La sua famiglia, come quella della sua vittima, sono chiuse nel silenzio. Non una parola, non un gesto. Solo tanto dolore per quello che Alfredo ha fatto: aver tolto la vita ad una ragazza meravigliosa, dolce e buona, che non aveva avuto il coraggio di denunciarlo, proprio per non rovinarlo. Il «mastino», come lo chiamano i suoi amici, aveva già tentato il suicidio qualche mese fa, durante l’estate, dopo l’ennesimo litigio con Anna. Si era tagliato le vene sui binari della ferrovia e poi aveva chiamato la ragazza dicendole: «Mi butto sotto il treno, la faccio finita». E lei era corsa alla stazione, lo aveva fermato, lo aveva accompagnato al pronto soccorso. Ora sul suo capo pesano accuse pensati: omicidio premeditato, tentato omicidio e porto abusivo d’arma da fuoco. I carabinieri del comando provinciale, che nella giornata di martedì avevano schierato cento uomini in campo per assicurarlo alla giustizia e, al contempo, evitare che compisse un altro estremo gesto, hanno ricostruito il suo percorso grazie anche all’aiuto delle unità cinofile e dell’Elinucleo di Pontecagnano. 

I carabinieri della compagnia di Battipaglia, agli ordini del maggiore Vitantonio Sisto, continuano a lavorare sul femminicidio senza sosta.

Ricostruito innanzitutto il percorso fatto da Alfredo Erra. Dopo aver sparato sette colpi (tre hanno colpito Anna, uno Alessandro Caccavale, uno se stesso e due sarebbero andati a vuoto) ha preso l’auto aziendale, la Fiat Panda con la quale era arrivato nei pressi del negozio dove lavorava la ragazza, ed è tornato presso la sede dell’impresa. Lì ha lasciato la vettura e, con il proiettile rimasto inesploso in testa, si è incamminato a piedi lungo la collina di Giovi. Di lì, poi ha scavalcato massi e guard rail ed è arrivato sull’autostrada del Mediterraneo dove, all’interno dell’area di servizio San Mango, è stato rintracciato da una pattuglia della polizia stradale. Poi è stato portato in ospedale dove, nella serata di martedì, i carabinieri gli hanno notificato il decreto di fermo. Ma gli investigatori, che hanno sequestrato il suo cellulare e quello della vittima, stanno lavorando anche sui due dispositivi per chiarire alcuni punti oscuri della vicenda. Soprattutto per cercare di capire come Alfredo si sia procurato l’arma. La pistola, di fabbricazione dell’Europa dell’Est e con matricola abrasa, sarebbe stata acquistata dalla comunità rom. Forse da quella presente nella Piana del Sele, forse nel napoletano. Si stanno seguendo eventuali tracce lasciate dall’assassino sul proprio telefono cellulare. Intanto, nella giornata di oggi, in procura, sarà affidato l’incarico peritale per effettuare l’autopsia sul corpo di Anna Borsa fissato per venerdì. Esame fondamentale per capire quale dei tre colpi l’abbia uccisa e anche per stabilire bene la dinamica e fissare i punti salienti della ricostruzione giudiziaria dell’omicidio. Ad Erra è stato assegnato un difensore di ufficio, l’avvocato Ida Coraggio, che al momento non è stata revocata dall’incarico ma neanche confermata. 

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«Assassino», «bastardo». Sono soltanto alcuni degli insulti, centinaia, comparsi nelle ultime ore sulla bacheca facebook di Alfredo. Sotto i post del quarantenne, in cui imprecava contro la sua ex fidanzata, senza mai citarla, in tanti hanno scritto augurandogli il peggio e accusandolo con parole molto pesanti. Come quelle pronunciate da qualcuno davanti al negozio dove Anna è stata uccisa, nella stessa mattinata. Nell’impeto del momento, mentre Erra fuggivam qualcuno ha gridato: e poi dicono che ci facciamo giustizia da soli. 

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