Anna Borsa uccisa a Pontecagnano Faiano, l'ultima telefonata all'assassino: «Non ti vergogni di minacciarmi?»

Sentito anche il fidanzato Alessandro Caccavale: lui era sempre al centro del nostro rapporto

Anna Borsa ed Alfredo Erra
Anna Borsa ed Alfredo Erra
di Petronilla Carillo
Venerdì 1 Dicembre 2023, 06:10 - Ultimo agg. 12:04
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Omicidio Anna Borsa: in aula tutti i testi parlano di «ossessione» e «fissazione» da parte di Alfredo Erra, il suo ex fidanzato ed il suo carnefice. L’uomo, difeso dall’avvocato Pierluigi Spadafora, anche ieri era in aula per l’udienza che ha visto sfilare, sul banco dei testimoni, tra gli altri, le persone più care ad Anna: il fratello Vincenzo (lui e la sua famiglia sono parte civile, rappresentati dagli avvocati Ivan Nigro e Rosanna Carpentieri) ed Alessandro Caccavale, il fidanzato che era con la ragazza al momento dell’assassinio tanto da restare ferito anche lui.

E proprio durante la testimonianza di quest’ultimo, in aula ci sono stati momenti di forte tensione. Il giovane ha sbottato contro Erra, appellandolo in malo modo, e poi c’è stato un duro botta e risposta con l’avvocato Spadafora anche se, quest’ultimo, a fine udienza ha minimizzato: «normali contraddittori da dibattimento».

Caccavale ha fatto emergere come Erra fosse sempre al centro della sua relazione con la giovane parrucchiera attraverso messaggi, telefonate e atteggiamenti poco gradevoli, ripetendo ciò che aveva già denunciato subito dopo l’omicidio ai carabinieri. Omicidio rivissuto ancora una volta, drammaticamente, in aula attraverso le immagini delle telecamere esterne acquisite in fase investigativa e attraverso il racconto di chi, quella immagini, le ha dovute studiare ed esaminare.

E poi è toccato al fratello di Anna, Vincenzo, rivivere ancora una volta quei terribili momenti.

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Anche lui ha confermato quanto dichiarato ai carabinieri nell’immediatezza dei fatti. Ovvero che Anna teneva nascoste alla famiglie tante cose che riguardavano Alfredo Erra, lo stalkeraggio, le minacce e le violenze psicologiche alle quali la sottoponeva. Ha ricordato di una telefonata tra Anna ed il suo ex che aveva sentito. Telefonata durante la quale la sorella, parlando con Erra, avrebbe detto: «non ti vergogni,? Mi hai minacciato anche con la pistola». Vincenzo avrebbe chiesto spiegazioni alla sorella e gli avrebbe risposto sminuendo, che lo aveva detto solo per fargli interrompere la chiamata.

Ad Erra è stata contestata da subito la premeditazione e, in sede di udienza preliminare, il gup Giovanna Pacifico gli aveva negato il rito abbreviato condizionato: l’uomo difatti voleva a tutti i costi tornare a condividere la vita con lei perché, diceva, di esserne innamorato. Eppure aveva avuto la lucidità di armarsi, di acquistare una pistola clandestina sul mercato nero, di restare seduto sulla poltroncina del salone in attesa che Anna finisse con una cliente. I giorni precedenti alla sua morte la giovane parrucchiera li visse da incubo. «Ho paura di Alfredo» avrebbe detto alle persone care ma non aveva mai voluto presentare denuncia contro di lui. Nonostante lui avesse tentato di darle fuoco e nonostante le avesse reso la vita impossibile.

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