Tentato omicidio Chiavazzo,
chiesta condanna bis per Zuccherino

Tentato omicidio Chiavazzo, chiesta condanna bis per Zuccherino
di Nicola Sorrentino
Martedì 8 Febbraio 2022, 06:35 - Ultimo agg. 12:59
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Spararono ad un imprenditore, in sella ad uno scooter, ferendolo ad un braccio ma senza riuscire ad ucciderlo. Secondo un’indagine dell’Antimafia. La Procura di Salerno ha chiesto la conferma della condanna di primo grado, nella sua requisitoria, nel giudizio d’appello contro Alfonso Manzella, in arte “Zuccherino” e Nicola Liguori. I due imputati di Pagani, in primo grado, furono giudicati colpevoli e condannati rispettivamente alle pene di 8 anni e 2 mesi e 8 anni e 4 mesi per accuse quali tentato omicidio e possesso di arma da fuoco in luogo pubblico, aggravato dal metodo mafioso. La difesa - avvocati Vincenzo Calabrese e Giuseppe Della Monica - ha invece chiesto ai giudici di far cadere l’articolo 7, dunque il metodo mafioso, con derubricazione in lesioni perchè non vi fu volontà di uccidere da parte degli imputati. La sentenza sarà depositata nelle prossime ore. A restare ferito fu Domenico Chiavazzo, imprenditore di Angri.

I fatti risalgono al 25 maggio 2020.

I due imputati furono individuati grazie alle intercettazioni ambientali della vittima, che in uno sfogo lasciò immaginare chi potesse essere uno dei due attentatori. I carabinieri raccolsero poi diversi elementi, come le impronte lasciate dai due sui caschi abbandonati per strada, insieme a testimonianze e immagini video. Mesi prima, la Dda aveva indagato su di un attentato consumato con una bomba carta proprio a ridosso della ditta di Chiavazzo. Il quale, poco dopo, restò vittima di un tentativo di estorsione di 200mila euro. Tutte circostanze per le quali non furono mai individuati gli autori. La vittima, che quel giorno si trovava in auto, riuscì a speronare lo scooter sul quale viaggiavano i due imputati, per poi fuggire con una ferita al braccio. In fase preliminare, Manzella e Liguori fornirono la loro versione, spiegando di avere avuto solo intenzione di intimorire la vittima, dopo che questi avrebbe rifiutato di assumerli in ditta. La versione fu ritenuta inattendibile dal gup, che decise per una sentenza di condanna. 

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