Più che una grandiosa partita di calcio è una prova di misurazione della distanza attuale tra i campioni d'Italia e i principali favoriti alla successione al trono. L'Inter è un bivio? Sì, lo è. Scivolare a -11 significa, probabilmente, abdicare. Risalire a sei punti (dalla Juventus, ora capolista) vuole dire una nuova alba per questo campionato. E allora normale che siano quasi 55mila i tifosi oggi allo stadio, per un sold out che è anche il modo per dare il benvenuto al ritorno di Walter Mazzarri, dieci anni e mezzo dopo l'ultima volta sulla panchina azzurra al Maradona (era il 12 maggio del 2013, con il Siena). L'uomo venuto per mettere a posto le cose, in maniera semplice, senza chissà che invenzioni tattiche. Arriva una notte che vale tante risposte e un bel po' d'orgoglio: da giocare con Osimhen titolare e con Zielinski rimesso in piedi a tempo di record dopo la botta rimediata contro il Real (qualche dubbio, però, c'è sempre: Elmas è pronto). A Mazzarri gli occhi, dunque: in sette giorni sembra di essere davanti a un clamoroso caso di ipnosi collettiva, con un gruppo che sembra rinato dopo l'esonero di Garcia, capro espiatorio delle scelte del dopo-scudetto. Il tecnico di San Vincenzo ha rapidamente azzerato il passato recente. Ed è ripartito. Il Napoli di Mazzarri, tra Bergamo e Madrid, ha imparato a giocare come pensa e a pensare come gioca. Ora con l'Inter il test della verità. Walterone ha ipnotizzato il gruppo, fin dal primo giorno: «Datemi tutto voi stessi e non ve ne pentirete», ha spiegato con la sicurezza dell'audace uomo di spogliatoio. E i calciatori hanno subito iniziato a dargli retta, felici di potersi abbandonare finalmente a un tecnico che ha mostrato subito di volere il controllo del gruppo. Cosa non proprio semplice, tenendo conto della fragilità di un contratto ad interim di appena 7 mesi.
Una vittoria a Bergamo e un duello a testa alta al Bernabeu sono il segnale del disgelo dopo il grande freddo: quindi, per stasera, la prudenza obbligata ma con squarci di ottimismo. C'era Aurelio De Laurentiis alla rifinitura di ieri a Castel Volturno e forse ci sarà anche questa mattina, quando la squadra si ritroverà nel solito hotel a due passi dalla Solfatara per le ore di vigilia. L'Inter è il passato di Mazzarri, il motivo per cui lasciò Napoli e disse di no al contratto in bianco che De Laurentiis gli portò nello spogliatoio. Ma è anche l'occasione per il Napoli per far pace con i propri tifosi, con la vittoria che manca da 65 giorni, alla gara con l'Udinese. Più di due mesi senza vittoria al Maradona. Osimhen sarà il titolare: il piano per il suo recupero è chiaro, ormai.